Pubblicato da: pades | 17 gennaio 2010

Acido fitico? Chi è costui?

Conoscendolo, da potenziale antinutritivo diventa addirittura utile. Sicuramente non un motivo per non mangiare integrale.

Cereali e legumi

Ricordo quando, più di vent’anni fa, cominciai a interessarmi di alimentazione naturale, e dunque di cereali integrali. Nella grande distribuzione non si trovava quasi nulla, e l’unico modo per avere un pane integrale decente era farselo in casa.
Ma tutti, dai libri di alimentazione ai produttori di cereali raffinati ai nutrizionisti superficiali, mettevano in guardia dall’integrale a causa di una sostanza presente nei cereali integri e nei legumi: l’acido fitico, agitato come uno spauracchio e accusato di rubare calcio, ferro e altri minerali e di portare noi consumatori di cereali integrali e legumi alla possibile denutrizione, all’anemia e perfino all’osteoporosi.
Anche se ora nella cultura alimentare (grazie alla scienza e alla maggior diffusione dell’informazione) molto è cambiato e quell’integralismo anti-integrale (un curioso ossìmoro creato sul momento…) è stato in parte superato, l’acido fitico è ancora uno dei primi dubbi con cui si viene a contatto iniziando un’alimentazione naturale, e in molti (troppi) casi è ancora utilizzato come comoda scusa per consumare (e far consumare) pochi cereali integrali o legumi e tollerare invece pasta e pane bianchi, farine super-raffinate e riso brillato. Un po’ per motivi economici (la grossa industria alimentare è poco incline ai “costosi” cambiamenti produttivi), un po’ per pigrizia intellettuale e non (ammettere che le teorie studiate trent’anni fa erano superficiali e cambiare – e far cambiare – le proprie abitudini è dura) il consumo di cereali integrali e legumi stenta ancora a decollare nell’alimentazione di massa, e l’acido fitico è una scusa in più. I dubbi del neofita aumentano inoltre sentendo parlare di altri spauracchi come l’acido ossalico e gli ossalati (stessi effetti dell’acido fitico, ne riparleremo) o gli acidi uronici (dalla fibra). Insomma, occorre fare un po’ d’ordine, e non è facile: innanzitutto molti scienziati ammettono che alcuni meccanismi di assorbimento dei minerali di questi cibi nel nostro intestino siano ancora da approfondire, e le centinaia di studi e ricerche sull’acido fitico vanno dall’ottimista (ad es. un recente studio spagnolo del 2008 (1) che conclude che una dieta ricca di acido fitico previene addirittura l’osteoporosi perchè produce una maggiore densità ossea rispetto a diete povere di fitati) alle velate minacce (possibile carenza di ferro e calcio negli anziani che, a loro dire sventati, indulgono nel consumo di cereali integrali e legumi; ma il resto della loro dieta com’è, piuttosto?). Per preparare questo post ho dovuto rileggermi centinaia di pagine di ricerche che ho raccolto fino a oggi, e di incertezze se ne trovano ancora. Ma un consiglio prima di andare avanti è di tenere a mente questo: l’uomo consuma cereali integrali e legumi da migliaia di anni (90.000, secondo un recente studio canadese), e a parte i casi di carestie non sembra che il normale trofismo osseo (calcio) o la qualità dei globuli rossi (ferro) ne abbiano mai sofferto. Dunque forse l’acido fitico ha subìto accuse per lo meno eccessive. Ma una serie di rivincite se le è già prese: è ora considerato anche un potente antiossidante (poichè legandosi al ferro in eccesso nel nostro organismo impedisce la formazione del pericoloso radicale libero ossidrile) e un agente chelante di eventuali metalli tossici, svolgendo una potente azione protettiva anticancro.
Comunque ho tentato di sintetizzare quale sia lo stato dell’arte scientifico sull’acido fitico, e per fare questo il post sarà così suddiviso:

  • cos’è e a cosa serve l’acido fitico
  • cosa succede quando lo mangiamo
  • come vengono limitati (dalla natura e dall’uomo) i suoi effetti anti-nutrizionali, e dunque come comportarci

L’argomento è vastissimo: per non appesantire il post alcuni punti interessanti saranno solo accennati e li riprenderemo in futuro.

COS’E’ L’ACIDO FITICO

L’acido fitico (mio-inositolo esafosfato) si trova praticamente in tutti i semi (dunque anche cereali, legumi e semi oleosi), soprattutto nella parte esterna (crusca, buccia, ma nei legumi anche e soprattutto all’interno) e biologicamente serve alla nascita e sviluppo del germoglio, rappresentando fino all’80% della riserva di fosforo su cui la piantina appena nata può contare finchè le radici non sono in grado di assorbirlo dal terreno. Si trova soprattutto legato a minerali (calcio, ferro, magnesio, manganese, zinco) sotto forma di sali misti detti fitati (alcune volte si usa il termine fitina indifferentemente per l’acido fitico o per i suoi sali). L’acido fitico ha infatti la caratteristica di legarsi facilmente e solidamente con questi minerali (ma potenzialmente anche ad altri ioni e proteine), ed è da qui che deriva la sua fama di elemento antinutritivo. Il legame nei fitati è cosi forte che per essere scisso ha bisogno di un enzima, la fitasi, una fosfatasi acida che si trova anch’essa nei semi e si attiva con i processi di germinazione (presenza di acqua e ambiente acido) liberando i legami e degradando l’acido fitico (defosforilazione) fino a rendere i minerali e il fosforo disponibili per la crescita del germoglio.
Dunque per gli scopi biologici delle piante il meccanismo è perfetto. Ma cosa succede quando mangiamo questi semi (cereali e legumi, ma anche semi oleosi)? Il fosforo e i minerali presenti nei semi servono anche al nostro organismo: come riusciamo ad assimilarli?

COSA SUCCEDE QUANDO LO MANGIAMO

Riguardo la diffusione, l’acido fitico è molto diffuso in natura: nei cereali con percentuali che vanno dallo 0.5% all’1%, nei legumi dallo 0.4% a quasi il 2% della soia, e nei semi oleosi in percentuali variabili (ad es. 1.3% nelle mandorle, 0.8% nelle noci). Essendo nei cereali presente soprattutto nella parte esterna, è praticamente assente in farine bianche e raffinate, pane e pasta bianchi, riso brillato. Nei prodotti integrali è al contrario ben presente: ad esempio nel pane integrale raggiunge lo 0.6%.
L’uomo non sintetizza l’enzima fitasi. Questo è comune a tutti gli animali monogastrici, mentre nei ruminanti viene prodotta da batteri presenti nel rumine. Ma la natura ci ha dato lo stesso la possibilità di digerire acido fitico e fitati.
Innanzitutto sfruttando la fitasi stessa presente nei semi: l’ambiente acido e caldo dello stomaco attiva infatti buona parte di queste fitasi, e alcune ricerche (2)(3) hanno dimostrato che una buona metà dell’acido fitico può essere neutralizzato già nello stomaco, e i minerali ad esso legati resi liberi. Quello anche solo parzialmente degradato viene più facilmente digerito passando poi nell’intestino, mentre quello rimasto integro passa indenne l’intestino tenue ma può subire un’ulteriore defosforilazione nel colon per effetto dei batteri intestinali. Prima di approfondire i singoli passaggi, però, una precisazione importante: questo avviene in condizioni ideali. Innanzitutto quando i semi vengono consumati senza troppe manipolazioni (pensiamo a uccelli, roditori, primati, all’uomo preistorico e tutti gli altri animali in natura: li mangiavano e li mangiano crudi e integri) e poi con un apparato digerente efficiente, cioè non debilitato da una dieta carente o scorretta (la salute della comunità batterica intestinale è infatti fondamentale, pensiamo agli antibiotici o alle diete carenti di fibre solubili). Altra considerazione: come vedremo molte variabili possono agire per migliorare o peggiorare la digestione dell’acido fitico (presenza di particolari vitamine, di altri minerali, trattamenti dei cibi, ecc.). Dalle condizioni ideali, nelle quali praticamente tutto l’acido fitico e i fitati possono essere assimilati senza problemi, si può arrivare a situazioni realmente problematiche di scarsa o nulla inattivazione, con reali rischi di carenze di minerali essenziali. Lo scopo della parte successiva (“come vengono limitati gli svantaggi”) è proprio agire su queste variabili e puntare a quelle condizioni ideali, per non rendere l’acido fitico un nemico ma uno dei migliori alleati per la nostra salute.
Un’ultima considerazione: la scienza ammette che molti degli aspetti legati alla disponibilità e alla digestione dei minerali presenti in legumi e cereali devono ancora essere chiariti. Questo lascia spazio a teorie secondo cui la negatività dell’acido fitico sia stata spesso sopravvalutata. Per contro, che i monogastrici, in condizioni non ideali, non riescano a degradare tutto l’acido fitico ingerito è dimostrato ad esempio dal fatto che gran parte dell’inquinamento provocato dall’allevamento intensivo di suini e pollame sia dovuto alla grande quantità di fosforo ancora presente nelle feci degli animali, dovuto proprio ai fitati presenti nei mangimi che non vengono digeriti. L’aggiunta di fitasi batteriche o fungine ai mangimi è in grado di ridurre enormemente il fosforo di scarto degli allevamenti e rappresenta una recente frontiera di ricerca anche per l’alimentazione umana, ma dimostra che l’acido fitico in certe condizioni può essere davvero un problema.

Ma torniamo al viaggio dell’acido fitico nel nostro apparato digerente. Le fitasi endogene presenti nei semi si attivano con più efficienza a temperature dai 30 ai 50 gradi e a ph intorno a 5.0 (per i legumi una discreta attività fitasica si ha anche a ph 8.0). Sono le condizioni ideali per la germinazione. Il nostro stomaco è in grado di riprodurre queste condizioni, attivando le fitasi. L’acido fitico anche solo parzialmente degradato può inoltre essere digerito da fosfatasi presenti nell’intestino tenue che altrimenti non sarebbero in grado di attaccare l’acido fitico con tutti i legami molecolari completi. Studi sui suini e sull’uomo hanno dunque concluso che lo stomaco può degradare fino al 50% dell’acido fitico o comunque disgregarlo parzialmente per renderlo digeribile dall’intestino tenue che altrimenti non sarebbe in grado di farlo (2)(3).
Le ipotesi sulla degradazione del fitato nel colon sono più varie. Studi hanno dimostrato che in ratti artificialmente privati della popolazione batterica il fitato non veniva degradato, mentre in ratti normali veniva degradato fino al 50% di acido fitico (4), concludendo che l’effetto fosse dovuto ai batteri intestinali, probabilmente ad opera di fitasi batteriche. Altre ricerche ipotizzano invece che il suo ruolo sia scarso. Ma la popolazione batterica intestinale ha dimostrato di avere comunque un altro effetto interessante: in seguito alla fermentazione delle fibre solubili (provenienti soprattutto da frutta e verdura) vengono prodotti acidi grassi a catena corta che si legano ai minerali e sono in grado di farli passare attraverso la mucosa intestinale, evitando che si leghino all’acido fitico ancora presente e rendendoli assimilabili. Questo conferma l’importanza di frutta e verdura anche e soprattutto in diete che comprendono molti cereali integrali (apportatori in prevalenza di fibre insolubili) e più in generale di una dieta sempre varia e completa.

Ma insomma quanti minerali riesce a rubarci l’acido fitico? Su questo la ricerca è ancora vaga. Siamo nel campo delle ipotesi: alcune sperimentazioni che coinvolgevano anche gli ossalati hanno ipotizzato che nel peggiore dei casi fitati e ossalati presenti in un alimento riescano a sottrarre al più i minerali in esso stesso contenuti. Un’ipotesi potrebbe essere che durante lo sviluppo delle piante l’acido fitico che si forma nei semi in maturazione (riserva di fosforo, ricordate?) cattura mammano i vari minerali che gli capitano a tiro formando fitati. Se non in presenza di anomalie nella crescita (come carenze ambientali di minerali), difficilmente nei semi rimangono molte molecole di acido fitico che hanno ancora “posti disponibili” per ulteriori minerali, poichè lo scopo biologico è di fornire al futuro germoglio fosforo e minerali, non di sottrarli all’ambiente. Cosa vuol dire questo? Che ad esempio un piatto di riso integrale può diminuire l’assorbimento di minerali sì, ma solo di quelli presenti nello stesso riso (o meglio, l’acido fitico non li rilascia tutti o li ricattura durante la digestione) ma non “ruba” ad esempio il calcio di una fetta di formaggio consumata nello stesso pasto, o i minerali contenuti nelle verdure che lo accompagnano. Ma vedremo che anche questo si può migliorare.

Da non sottovalutare infine, come ricordato prima, gli effetti positivi dell’acido fitico: legandosi a minerali potenzialmente tossici ne limita gli effetti, e in particolare sottraendo il ferro in eccesso funge da potente antiossidante impedendo la produzione del radicale libero ossidrile ed esplicando dunque una protezione anticancro.

E dunque…

COME VENGONO LIMITATI GLI SVANTAGGI DELL’ACIDO FITICO?

La cosa che appare evidente è che nel corso dei millenni si sia instaurato, tramite l’evoluzione, un equilibrio fra le piante da una parte e chi vorrebbe nutrirsi dei suoi preziosi semi (uomo compreso) dall’altra, visti dunque come predatori.
Dal lato delle piante la natura ha favorito l’evolversi di esemplari che producevano semi con le riserve di fosforo e di minerali scarsamente assimilabili da chi li mangia, creando un deterrente. Esistono (e sono esistite) infatti anche mutazioni naturali nelle quali l’acido fitico è molto meno presente, e sono le mutazioni a cui gli scienziati stanno lavorando per migliorare il valore nutritivo di legumi e cereali. Ma queste mutazioni, proprio perchè prede più facili, si estinguevano più facilmente essendo la presenza di acido fitico un fattore di protezione come può esserlo una più forte resistenza all’attacco di funghi e batteri, e a volte non creavano discendenza anche per una minore germinabilità.
Dal lato di noi predatori, invece, l’evoluzione ha favorito gli individui che ad esempio avevano un sistema digerente con un ph tale da favorire l’azione delle fitasi presenti nei semi, o un colon predisposto ad accogliere una popolazione batterica intestinale adatta alla degradazione dell’acido fitico. Il bilancio finale sulla bio-disponibilità dei minerali presenti in cereali, legumi, semi oleosi deve sicuramente essere stato, nel corso dei millenni, positivo per noi, altrimenti non si spiegherebbe il normale sviluppo e mantenimento delle ossa e di altre funzioni organiche, nostri ma anche degli altri animali che si cibano di semi. Ma è un equilibrio fragile, e lo dimostra il fatto che basta qualche elemento di disturbo, come può essere una carestia o un’alimentazione incompleta o non equilibrata a rendere negativo il bilancio e portare a carenze di minerali e osteoporosi precoce. Questo spiegherebbe le carenze di ferro e altri minerali trovate ad esempio in popolazioni povere e rurali costrette a basare la loro dieta esclusivamente su legumi e cereali integri, con scarso introito di altri alimenti (verdure, frutta, latte, formaggi, carne, ecc.). E’ accaduto in alcune aree del sudamerica (diete prevalenti di fagioli) o in estremo oriente, dove in caso di carestia veniva consumata senza fermentazione la soia, ricchissima di fitati, che in condizioni normali non è stata mai usata al naturale ma sempre dopo trasformazioni e fermentazioni “anti acido fitico” (tempeh, natto, miso, salse varie, germogli, ecc.), poichè probabilmente nei secoli avevano già intuito le caratteristiche antinutrizionali di questo legume.

La tradizione e la scienza ci danno oggi i mezzi per comprendere e migliorare a nostro vantaggio l’interazione con l’acido fitico, in modo da conservare gli enormi vantaggi del consumo di cereali integrali, legumi e semi oleosi diminuendo i suoi effetti negativi. Vediamo come.

Varietà alimentare. Gli alimenti contenenti acido fitico creano problemi di ridotto assorbimento di minerali se sono l’unica fonte di quei minerali nell’intera dieta (vedi le già citate popolazioni rurali che si nutrono ad esempio di soli legumi o colpite da carestie). Come abbiamo visto prima i minerali provenienti da altri alimenti non vengono rubati, dunque anche se non si adottano altri rimedi una dieta varia e completa limita già di per sè gli effetti negativi dell’acido fitico, come d’altronde si nota in chi segue diete complete e bilanciate, dove pure in presenza di grandi quantità di legumi e in cui i cereali sono esclusivamente integrali, densità ossea e altri parametri che dovrebbero essere peggiorati dall’acido fitico sono invece normali e spesso migliori rispetto a diete “non integrali”, ma carenti e sbilanciate.

Fibre. Come abbiamo già visto le fibre (soprattutto quelle solubili, presenti maggiormente in frutta e verdura) fermentando nel colon grazie a una sana comunità batterica intestinale producono acidi grassi a catena corta (acetico, proprionico, butirrico, …) che si legano facilmente agli ioni dei minerali rendendoli assimilabili e annullando l’effetto negativo dell’acido fitico. Dunque frutta e verdura in quantità, come sempre.

Cottura: non aiuta. La cottura non ha un grande effetto sull’acido fitico e i fitati: sono molecole molto stabili, anche al calore. Inoltre, le alte temperature non solo eliminano pochissimo acido fitico ma hanno pure un effetto distruttivo sulle fitasi endogene presenti nei semi.
In un esperimento (5) è stata somministrata crusca cruda e cotta a volontari, verificando che nel primo caso fino al 60% dell’acido fitico veniva degradato in stomaco e tenue, mentre nel caso della crusca cotta la degradazione era quasi nulla, concludendo che la cottura aveva distrutto l’enzima fitasi presente nel cereale. Dunque via libera al muesli della colazione e stop ai cereali estrusi (soprattutto crusca) industriali. La pasta integrale durante la cottura non perde acido fitico, che passa poco nell’acqua di cottura, e anzi perde parte delle fitasi presenti nella semola. Non dovrebbe mai essere dunque la nostra unica fonte di cereali integrali.
La cottura nei legumi elimina circa il 30% dell’acido fitico per effetto delle fitasi endogene attivate nella prima parte della cottura stessa, quando l’acqua (in partenza fredda) inizia a scaldarsi e se i legumi sono ben idratati. Le alte temperature successive bloccano poi le fitasi.

Fermentazione (dunque anche lievitazione). La fermentazione comprende diverse preparazioni: prodotti come miso, tempeh, natto nel caso della soia (fermentati con particolari funghi), o fermentazioni usate ad esempio nella cucina indiana e orientale; la fermentazione casalinga di legumi e cereali; la lievitazione del pane. Nel caso di miso, tempeh, natto, ecc. la fermentazione oltre ad attivare le fitasi endogene è fatta ad opera di funghi e batteri che producono essi stessi fitasi. In quei casi fino al 100% dei fitati viene reso assimilabile (6). La fermentazione casalinga di cereali e legumi segue le stesse tecniche e ha medesimi risultati, ma attenzione: bisogna sapere cosa si sta facendo per evitare pericolosissime intossicazioni. La lievitazione della pasta per pane, pizze, torte, focacce (integrali, ovviamente) avviene anch’essa ad opera di funghi e batteri, ma che in questo caso hanno scarsa o nulla produzione di fitasi di per sè stessi. Piuttosto l’idrolisi dei fitati avviene per l’attivazione delle fitasi endogene della farina grazie all’ambiente caldo, umido e acido della pasta (7)(8). Nel caso del pane la lievitazione fatta con pasta madre (o pasta acida) è più efficace di quella fatta con lievito di birra per via dei tempi più lunghi. In una pasta ben lievitata fino al 100% dell’acido fitico viene idrolizzato (6)(9).
Ma attenzione: la lievitazione deve essere lunga, non quella indotta velocemente da lieviti industriali, utilizzati da gran parte dell’industria e purtroppo anche da molti fornai. Per contro, alcuni pani “industriali” (in realtà prodotti di nicchia per alcuni supermercati e negozi di alimentazione naturale) vengono prodotti con lievitazioni eccellenti in grado di eliminare completamente l’acido fitico. Chi utilizza la pasta madre/pasta acida sa bene quale sia il suo pregio e dunque lo indica sempre in etichetta: se vedete indicato solo “lievito per panificazione” è lecito dubitare.

Germinazione. La germinazione attiva le fitasi endogene dei semi, degradando tutto l’acido fitico. Cereali e legumi (ma anche altri vegetali) così trattati risultano di eccellente digeribilità. I semi germogliati possono poi essere cotti e in molti casi consumati crudi. E’ un processo un po’ lungo (diversi giorni) e gestibile per lo più in ambito domestico, anche se al supermercato si trovano spesso germogli già pronti.

Vitamina C. La vitamina C inibisce il legame fra acido fitico e minerali (soprattutto il ferro). E’ uno dei meccanismi per cui gli agrumi a fine pasto raddoppiano l’assorbimento di ferro dei legumi. Peperoni o verdure ricche di vitamina C, o un’arancia, o un kiwi, o due mandarini dopo legumi e cereali integrali sono in grado di minimizzare l’effetto chelante dell’acido fitico.

Poco calcio. Un ambiente troppo ricco di calcio limita l’azione delle fitasi. La differenza la può fare anche un eccesso di formaggio o di latte aggiunti ad un pasto, e possono impedire l’inattivazione dal 20% al 30% del fitato presente in cereali e legumi consumati insieme.
Yogurt e latte fermentato, grazie alla loro maggiore acidità, sono invece meno inibenti.

Ammollo di cereali e legumi: nell’ammollo prolungato (almeno 12 ore) un po’ di acido fitico si solubilizza e rimane nell’acqua, e se l’ammollo è fatto in acqua tiepida (40°-45°) e con ph fra 5.0 e 6.0 (leggermente acida), dal 30% fino al 100% dell’acido fitico può essere neutralizzato in seguito all’attivazione delle fitasi endogene, perchè si riproduce l’ambiente adatto alla germinazione (10)(11). Non bisogna esagerare nel rendere acida l’acqua dell’ammollo, altrimenti la buccia rimane dura: è sufficiente un cucchiaio di succo di limone o di aceto per ogni chilo di legumi o cereali.

Fitasi aggiunte. E’ la nuova frontiera. Le fitasi microbiche o fungine aggiunte ai mangimi d’allevamento sono già una realtà. Si stanno studiando fitasi analoghe da aggiungere ad esempio al pane o ai prodotti da forno. Sono anche allo studio varianti genetiche “lpa” (low phytic acid, a basso contenuto di acido fitico) di cereali e legumi per diminuire le carenze dietetiche di minerali, soprattutto pensando ai paesi in via di sviluppo.

Concludendo, sapere cos’è l’acido fitico e quali siano i suoi meccanismi biologici ci aiuta a vederlo nella giusta luce, non più come nemico assoluto ma come uno dei tanti elementi presenti nei cibi. La natura ci ha fatto sviluppare, nei millenni di evoluzione, tutti i mezzi per utilizzarlo senza danni. Nell’ambito di una dieta naturale varia e completa l’acido fitico non è sicuramente un problema.

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Ultima revisione: agosto 2014

Riferimenti:

(1) – López-González, Grases, Roca, Mari, Vicente-Herrero, Costa-Bauzá
“Phytate (myo-inositol hexaphosphate) and risk factors for osteoporosis.”
Journal of Medicinal Food, dicembre 2008.

(2) – Sandberg, Andlid
“Phytogenic and microbial phytases in human nutrition.”
International Journal of Food Science and Technology n. 37 (2002), pag. 823-833.

(3) – Sandberg, Andersson
“The effect of dietary phytase on the digestion of phytate in the stomach and small intestine of human.”
Journal of Nutrition n. 118 (1988), pag. 469-473.

(4) – Wise, Gilburt
“Phytate hydrolysis by germ-free and conventional rats.”
Applied and Enviromental Microbiology num. 43 (1982), pag. 753.

(5) – Sandberg, Andersson, Carlson, Sandstrom
“Degradation products of bran phytate formed during digestion in the human small intestine: effect of extrusion cooking on digestibility.”
Journal of Nutrition n. 117 (1987), pag. 2061.

(6) – Reddy, Pierson.
“Reduction in antinutritional and toxic components in plant foods by fermentation.”
Food Research International num. 27 (1994), pag. 281-290.

(7) – Turk, Carlsson, Sandberg
“Reduction in the levels of phtytate during wholemeal bread making; effect of yeast and wheat phytases.”
Journal of Cereal Science num. 23 (1996), pag. 257-264.

(8) – Leenhardt, Levrat-Verny, Chanliaud, Remesy
“Moderate decrease of pH by sourdough fermentation is sufficient to reduce phytate content of whole wheat flour through endogenous phytase activity.”
Journal of Agricultural and Food Chemistry num. 53 (2005), pag. 98-102.

(9) – Fretzdorff, Brummer
“Reduction of phytic acid during breadmaking of whole-meal breads”.
Cereal Chemistry num. 69 (1992), pag. 266-270.

(10) – Greiner, Konietzny
“Improving enzymatic reduction of myoinositol phosphates with inhibitory effects on mineral absorption in black beans.”
Journal of Food Processing and Preservation num. 23 (1999), pag. 249-261.

(11) – Fredlund, Asp, Larsson, Marklinder, Sandberg
“Phytate reduction in whole grains of wheat, rye, barley and oats after hydrothermal treatment.”
Journal of Cereal Science num. 25 (1997), pag. 83-91.


Risposte

  1. Azitutto complimentoni per il sito è Bellissimo!!!! La macrobiotica aveva bisogno di un aggiornamento, alla luce di ciò che sappiamo oggi… Ottima fusione tra Tradizione e Scienza. Ti ho messo subito nei Preferiti…
    Passiamo alla domanda: non ho capito una cosa quando parli della cottura, prima dici che le alte temperature distruggono la fitasi e poi, alla fine del paragrafo, dici che viene attivata…
    Puoi spiegarmelo meglio?

    Grazie

    • Grazie dei complimenti, Leo.
      Penso tu ti riferisca a questa frase:
      “…La cottura nei legumi elimina circa il 30% dell’acido fitico per effetto delle fitasi endogene attivate nella prima parte della cottura stessa, mentre l’acqua (in partenza fredda) si scalda e se i legumi sono ben idratati. Le alte temperature successive bloccano poi le fitasi…”
      In effetti la frase è costruita male, ma dice che nella prima parte della cottura dei legumi, cottura che inizia sempre con acqua fredda se no la buccia diventa dura, l’acqua diventa mammano tiepida e poi calda. Nel momento in cui è tiepida si attivano (anche se per un breve periodo) le fitasi endogene presenti nei semi, che riescono ad idrolizzare una parte (gli studi che ho visto dicono max 30%) dell’acido fitico. Quando l’acqua diventa bollente le fitasi vengono distrutte e non riescono più a svolgere il loro compito. Questa era l’informazione che volevo dare, ma vedrò di aggiustare la frase per rendera più chiara (grazie dunque per la segnalazione :-) ). Se non ti riferivi a quella, invece, fammi sapere!

      • miei commenti su Facebook , https://www.facebook.com/groups/855158774575404/903126833111931/?comment_id=903774233047191&notif_t=like :

        By Stefania Dive
        1 h
        Interessante articolo sull’acido fitico..

        Acido fitico? Chi è costui?
        Conoscendolo, da potenziale antinutritivo diventa addirittura utile. Sicuramente non un motivo per non mangiare integrale. Ricordo quando, più di vent’anni fa, cominciai a interessarmi di alimentaz…
        LAMIAMACROBIOTICA.WORDPRESS.COM
        non l’ho ancora letto e, a monte vi dico che, se non eliminato dai legumi-cereali, con ammolli vari in acqua abbondante, a 35° C circa, per dodici ore circa, in media, alla pari della preparazione Yogurt, non permette di assorbire tutte le proprietà e/o i principi attivi presenti , oltre a miglior e uniforme cottura.

        La natura protegge sempre il suo creato e sta all’uomo cercare di capire come aggirare l’ostacolo e, SE, per millenni, i nostri avi hanno utilizzato l’ammollo, senza disturbo alcuno, un motivo pur valido deve pur esserci e, loro empiricamente, avevano notato che, se non ammollati, erano indigesti e procuravano disturbi vari che sparivano con i vari ammolli perché il seme, in ammollo cedeva determinate sostanze a livello di patina, presente in modo naturale , oltre a miglior-uniforme cottura,perché inizio germinazione interna e quindi per maggior umidità-acqua-interna,più uniforme cottura finale. Oggi, Sappiamo che sono i Fitati ma, io penso che ci siano altre sostanze . Sappiate che i semi, ben conservati, possono germinare anche dopo millenni, come avvenuto in quelli presenti nelle PIRAMIDI Egiziane,grazie a queste protezioni naturali date dalla natura, al pari della nostra pelle che ci preserva, se sana, da attacchi esterni !

  2. La ringrazio moltissimo per le preziose informazioni che ha diffuse.
    Vorrei farLe una domanda: i fiocchi di cereali in che rapporto sono con i fitati e come li vede in genere da un punto di vista nutrizionale?

    GRAZIE

    • I fiocchi di cereali come quelli presenti nel vero muesli (ne ho parlato nel post sulla colazione), cioè dall’aspetto di un chicco integro schiacciato, hanno una valenza nutrizionale elevata. Prima di tutto sono quanto più vicino alla forma “crudo + integrale” si possa trovare, e inoltre (se prodotti bene) l’ammollo precedente la pressatura fra rulli arroventati dovrebbe attivare buona parte della fitasi presenti nei semi, abbattendo gli effetti “negativi” dell’acido fitico. L’ulteriore ammollo a cui li sottoponiamo prima del consumo dovrebbe aumentare ancora di più l’azione della fitasi. Personalmente ne consumiamo molti. Ben altra cosa sono i cosidetti “fiocchi” da colazione prodotti dalla cottura e aggregazione di impasti preparati con farine più o meno raffinate, grassi e zuccheri, che tendo spesso a classificare come “cibo finto” perchè molto “corretto” e processato.

      Muesli e pane integrale lievitato naturalmente sono probabilmente il miglior modo di consumare i cereali integrali, dal punto di vista dei fitati.

  3. I fiocchi di cereali come sono prodotti? Pensavo venisse cotto a vapore il chicco di cereale e poi passato tra due rulli per essere laminato. Invece da quel che ho capito leggendo anche il suo post “colazione” si esegue prima un ammollo lungo e in ambiente acidulo del chicco di cereale, e quanto ottenuto viene passato tra due rulli roventi. Niente cottura a vapore quindi?
    Inoltre nella risposta che mi ha data alla precedente domanda mi parla di ” ulteriore ammollo a cui li sottoponiamo prima del consumo”. Quindi prima di consumarli devono essere messi in ammollo?
    Un’altra cosa: ho letto su un sito internet che i ficchi di cereali che si trovano in commercio sono biologicamente morti, e quindi sarebbe meglio autoprodurseli. Mi saprebbe spiegare il significato della parola “biologicamente morto”, e nel caso volessi autoprodurmeli usando una fioccatrice, che processo dovrei seguire? Rulli roventi?

    GRAZIE ANCORA

    • Un buon muesli dovrebbe essere preparato ammollando (o bagnando nel peggiore dei casi) i chicchi integri e crudi (per ammorbidirli) e passandoli poi fra rulli molto caldi. Non escludo che qualche produttore, per velocizzare il processo di “ammorbidimento”, passi velocemente i chicchi a vapore caldo, ma la cottura completa a vapore cambierebbe il gusto del chicco e durerebbe almeno mezz’ora. Lo scopo del muesli è avere il chicco meno elaborato possibile (crudo) ma reso più “masticabile” (schiacciatura). L’ammollo lungo e in ambiente acidulo sarebbe il migliore auspicabile, per via dei fitati. Tieni presente che la versione “antica”, e originale della zuppa di cereali crudi dalla quale è nato il muesli prevedeva chicchi interi e crudi messi in ammollo tutta la notte nel latte ai quali la mattina venivano aggiunti frutta fresca o secca, miele, ecc.

      L’ulteriore ammollo è quello al momento del consumo (colazione) per rendere il muesli, che nel sacchetto si presenta asciutto e parecchio croccante, più facilmenente masticabile. Alcuni lo lasciano in ammollo anche tutta la notte (ma diventa quasi una pappetta), noi lo mettiamo direttamente nella ciotola all’inizio della preparazione della colazione con un liquido che lo copre (può essere latte, latte di cereali, succo di frutta, yogurt… in questi giorni io uso latte di riso alla mandorla, mia moglie e il piccolo succo di mirtilli diluito, ma lo cambiamo spesso) in modo che resti in ammollo per una quindicina di minuti. Solo a questo punto aggiungiamo la frutta fresca a tocchetti.

      “Biologicamente morto” può voler dire tutto e niente. Posso azzardare che intendesse dire che i chicchi non possono più germinare: cosa evidente, essendo quasi spappolati… Oppure che i cereali industriali in commercio sono così raffinati e lavorati da essere snaturati (già più condivisibile)… ma non definirei un buon muesli naturale “biologicamente morto”, anzi. Mi sembra un tono tipicamente “kousminiano”, dimmi se sbaglio…

      Produrli da soli è certo possibile, avendo del gran tempo e spazio per l’attrezzatura (i rulli roventi poi…), cosa che non conviene vista la buona qualità del muesli che si trova nei negozi di alimentazione naturale. Come leggi sotto il titolo del blog, il nostro è un approccio “per persone normali”, nel senso che non abbiamo tutte queste possibilità… :-). Personalmente non prendo i muesli già miscelati ma acquisto fiocchi di avena, farro, segale ecc. separati e li mescolo poi a casa.

      Ciao!

      • Riguardo al “Mi sembra un tono tipicamente “kousminiano” ” è esatto.

        Avrei un’altra domanda da porLe: come vede il mangiare i chicchi di cereali dopo essere stati messi in ammollo per 24 ore, a temperatura ambiente e con un poco di aceto, insomma come, raccontava Lei, accadeva in tempi molto remoti?

        Lei ha detto di acquistare fiocchi di avena, farro, segale,…….Come fa a sapere come sono stati prodotti quei fiocchi, nel senso di ammollo in “acido” a temperatura 30/50° e rulli roventi ,oppure di cottura a vapore e laminatura?

        Grazie

      • Dammi del tu, o mi fai sentire vecchio :-)

        Da un punto di vista nutrizionale non ci sarebbe niente da dire (se i chicchi sono sani e puliti e facendo attenzione alle intossicazioni da fermentazione: personalmente non mi cimento). I germogli sono il gradino successivo…
        Riguardo abitudini moderne e sapore nel mangiarli così, hanno un gusto particolare, bisogna abituarsi.
        Anche per questo preferisco il muesli. Ma attenzione a non esagerare con gli estremismi e cadere ad esempio nelle paleodiete… Non bisogna tornare alla preistoria, ma tenere presente che il nostro apparato digerente si è evoluto su quei cibi, ma anche che la cottura dei cereali è praticata da migliaia di anni.

        Riguardo il sapere come sono stati prodotti: mi fido dei marchi presenti nei negozi di alimentazione naturale, dietro i quali spesso ci sono aziende fondate da persone che soprattutto per passione del naturale lavorano sui cibi e dunque ne applicano i
        princìpi. Non tutte le marche sono così, ovviamente: sta entrando anche qui un po’ troppo marketing. Ti dirò che comunque sto già raccogliendo i riferimenti per chiedere alle singole aziende le tecniche di produzione usate.

  4. Un’altra cosa: una volta aperta una confezione di chicchi di cereali, o di fiocchi di cereali, o di un succo di frutta, o di semi oleaginosi, o di frutta secca, o di frutta disidratata, o di yogurt, o di semi per germogli, o di cioccolata, in quanto tempo deve essere consumata e perché?

    GRAZIE

    • Ah beh, dipende dall’alimento e dalle condizioni ambientali! Non si può paragonare uno yogurt alla cioccolata sia come durata che come conservazione. Personalmente, dopo l’apertura dei fiocchi di cereali e di qualsiasi seme (riso ad es.) conserviamo la rimanenza, ben chiusa nel sacchetto, in frigo. Umidità e temperatura oltre i 25/27 gradi facilitano infatti le muffe, e lo stesso vale per i semi oleosi. Diciamo che il frigorifero è il posto migliore per quasi tutte le cose che hai elencato. I cereali e i semi oleosi si conservano in frigo per mesi, e comunque anche per il resto devi rispettare le date di scadenza sulle confezioni.

  5. Ancora un’altra cosa: ” i chicchi non possono più germinare: cosa evidente, essendo quasi spappolati… “, quindi nei fiocchi di cereali, non c’è la possibilità di attivare alcunché, per esempio le fitasi?

    • Hai visto che aspetto hanno i fiocchi? Sono schiacciati, con la buccia lacerata e il germe appiattito o separato dal seme. E’ per questo che non germinano bene. La fitasi è a livello quasi molecolare e non teme la schiacciatura: si attiva anche nella farina, ben più “macinata” dei fiocchi. L’enzima fitasi teme solo l’alta temperatura prolungata. Prevengo la tua domanda: i rulli roventi non la rovinano. :-)

  6. nella sezione
    COME VENGONO LIMITATI GLI SVANTAGGI DELL’ACIDO FITICO?” scrivi:
    La pasta integrale durante la cottura non perde acido fitico, che passa poco nell’acqua di cottura, e anzi perde parte delle fitasi presenti nella semola. Non dovrebbe mai essere dunque la nostra unica fonte di cereali integrali.”
    La domanda è la seguente: quali sono le altre fonti di cereali integrali che possono alternarsi alla pasta integrale minimizzando gli effetti negativi dell’acido fitico? E con quale frequenza può essere mangiata la pasta integrale?
    Grazie delle preziose informazioni, Rosalia

    • Ciao, penso questo: pane integrale a lievitazione naturale (pasta madre), fiocchi di cereali (muesli) e cereali germogliati (non necessariamente freschi: ad esempio il pane Pema che si trova in tutti i supermercati è prodotto macinando i chicchi dopo averne fatto iniziare la germogliazione) portano quasi a zero gli effetti antinutrizionali dell’acido fitico, e sono fra le nostre principali fonti di cereali integrali. La pasta integrale la mangiamo più o meno a giorni alterni, e rimane comunque un’ottima fonte di nutrienti e fibre.
      In ogni caso non evitiamo assolutamente altre forme di cereali integrali per i fitati, poichè, come ho scritto nel post, secondo me gli effetti positivi sovrastano di gran lunga gli eventuali effetti antinutrizionali, ma i tre citati sopra rimangono quelli preferiti.

  7. io consumo da anni a colazione una miscela di crusca di grano e crusca di avena con farina di soia per elevare il tenore proteico, circa 60gr di miscela in parti uguali, con latte crudo caldo+ un frutto a fine pasto. che ne dici del pericolo fitati qui? posso stare tranquillo? grazie

    • Beh, se le due crusche sono crude (e dunque una certa quantità di fitasi è ancora presente) un po’ di acido fitico viene neutralizzato. Certo non ti fai mancare le fibre (con una colazione del genere raggiungi probabilmente i 20 grammi) :-) . Ma gli altri pasti come sono? Come sei arrivato a questo tipo di colazione? Mescoli solo i tre componenti e il latte e nient’altro? Mi sembra molto “low-carb”… Come mai non il muesli, ad esempio, dove i cereali sono completi e più equilibrati?
      I fitati di per sè non sono un pericolo, molto dipende dal resto della dieta. Certo mettendo la sola crusca è probabile che parte del calcio presente nel latte venga rubato dall’acido fitico, ma se il resto della dieta è vario ed equilibrato non penso sia una tragedia. Sono curioso di sapere che gusto ha la miscela.

  8. la miscela di per se’ fa abbastanza schifo, moolto meglio una volta sciolta nel latte. non è low carb (le crusche hanno comunque una quota importante di carbo extra fibre (soprattutto l’avena). grande potere saziante, le tante fibre come giustamente dici mi servono a contrastare la stipsi ereditaria che è molto ostinata, ma che è sparita con queste dosi d’urto. il resto è molto equlibrato con 6-7 frutti /giorno , mandorle a gogo e niente o poco pane e pasta, grandi insalatone e formaggi e latte.poco pesce e carne bianca (tacchino e pollo)

  9. niente muesli, che evito per l’elevato indice glicemico

    • Intendo ovviamente il muesli composto dai fiocchi di cereali integrali, non certo i muesli composti con aggiunta di zuccheri, grassi e frutta essicata, di tipo industriale, quelli sì ad elevato indice glicemico. Vedo comunque pochi cereali, a meno che il tuo “poco pane e pasta” siano dosi più che normali… :-) . Già che ci siamo e che sei molto gentile nelle risposte, faccio il rompiscatole fino in fondo: legumi mai? Come mai solo mandorle? Pane e pasta sono bianchi? La verdura si limita alle insalate?
      Grazie e ciao.

  10. legumi mai, insalata era generico per dire verdura mista, mandorle perche’ mi piacciono molto, evito gli omega6 seguendo i dettami della zona, i cereali li mangio solo a colazione.ciao

  11. Salve, grazie per le preziose informazioni presenti in questo interessantissimo articolo !
    A proposito di legumi e germinazione di semi vari, volevo chiedere un parere circa il problema della l-canavanina, ovvero quella proteina immatura accusata di sopprimere il sistema immunitario e presente in legumi e germogli di vario tipo.
    La presenza della l-canavanina costituirebbe una strategia di sopravvivenza utile a semi e germogli per difendersi dagli erbivori…
    Grazie !

    • A dirti la verità ho sempre considerato marginale il problema della canavanina, una delle tante strategie messe in atto dalle piante per non farsi mangiare dai predatori (fra cui l’uomo) fornendo loro un aminoacido “simile” all’arginina e che dunque l’organismo usa per la costruzione di proteine che risultano poi “difettose”. Il legame con il sistema immunitario è dovuto ad un sospetto che alte dosi di canavanina favoriscano il Lupus, nel quale il sistema immunitario (che come è noto si basa sul riconoscimento e controllo delle proteine “aliene”) attacca le cellule dell’organismo stesso, ma nell’alimentazione umana standard i livelli di canavanina non mi pare siano considerate un grosso problema, e da quello che ricordo le cipolle ne contengono, ad esempio, più dei legumi.
      Ti dirò, visto il successo biologico del consumo di legumi nell’evoluzione dell’uomo e, d’altro canto, il gran numero di altre armi di difesa messo in campo dalle piante contro di noi, non me ne preoccupo più di tanto. Ma mi hai messo la pulce nell’orecchio e indagherò meglio…

      • ho provato a cercare in giro informazioni più precise sulla canavanina ma non ho trovato molte cose utili, a parte il fatto che effettivamente le cipolle ne contengono circa il triplo rispetto ai legumi… avevi poi fatto ulteriori indagini ?? non vorrei fosse eccessivo consumare quotidianamente legumi…. grazie!!!

      • No, purtroppo nessuna novità. Continuo a pensare che il problema canavanina sia secondario e il consumo quotidiano dei legumi estremamente salutare, anche perchè non sembra esserci legame fra consumo elevato di legumi e lupus, ad esempio, o altre disfunzioni del sistema immunitario (visto anche il bassissimo consumo di legumi nella dieta occidentale…). Non è neanche escluso che un organismo con una dieta ben bilanciata e completa sappia distinguere fra canavanina e arginina, e che invece la canavanina venga utilizzata al posto dell’arginina solo in diete carenti… Le variabili in gioco sono molte.

  12. Chiarissima la spiegazione del meccanismo… grazie !
    Per me, che seguo una dieta vegana crudista, l’utilizzo dei legumi e dei germogli è fondamentale. E siccome la presenza di l-canavanina sembra essere certa, sarebbe interessante sapere se esistono degli accorgimenti utili a disattivarla, almeno in parte, un po’ come si fa con i fitati…

    • Penso non ci siano tecniche di inattivazione efficaci, che comunque rovinerebbero anche gli altri aminoacidi.

    • Salve Manuela, ho appena letto il tuo intervento di circa un anno fa sul problema della canavanina. Vorrei sapere se la tua ricerca sull’argomento ha portato a delle conoscenze ulteriori che potrebbero aiutare anche altri che come me sono vegani tendenzialmente crudisti con uso quasi quotidiano di germogli crudi (ho comunque eliminato quelli di alfa-alfa). Grazie!

  13. Bellissimo articolo, complimenti!!
    Vorrei chiedere se i legumi che si trovano al supermercato, nei quali è indicato che NON necessitano di ammollo prima della cottura, sono già stati trattati a livello industriale per ridurre il contenuto di acido fitico (se si in che modo?) oppure presentano un livello di acido fitico paragonabile a quelli che invece l’ammollo lo richiedono.
    Si può comunque eseguire l’ammollo (anche se non richiesto) o si rischia di deteriorare il prodotto?

    Spero di essere stato chiaro!

    Grazie.

    Luca

    • Presumo siano i legumi decorticati, gli unici che mi vengono in mente che non necessitino di ammollo. L’unico trattamento che subiscono è l’asportazione della buccia, che toglie pochi dei fitati perché nei legumi sono anche all’interno del seme…
      Io preferisco i legumi interi perchè più “completi”. Se metti a bagno i legumi decorticati rischi di spappolarli e alla fine della cottura ti ritroverai una crema (in alcuni casi è proprio l’effetto voluto, ad esempio con i piselli decorticati, per alcune ricette).

      Ciao.

      • No, in realtà non si tratta di legumi decorticati. Ad esempio spesso trovo questa dicitura sulle confezioni di lenticchie (anche bio), o su quelle di legumi miste (tipo zuppe per intenderci)
        Ho l’impressione che siano sottoposti a qualche “intervento” industriale per renderli subito utilizzabili.
        Appena li compro di nuovo posto un link con foto.

  14. Avrei un’altra domanda…
    Sono vegano da poco più di un anno, e mi rendo conto che gran parte degli alimenti che utilizzo sono costituiti (o contengono in prevalenza) soia.
    Vedi Tofu, simil-cotolette, latte di soia per la colazione, etc. etc.
    Ritiene che un uso così massiccio possa provocare inconvenienti?

    Grazie mille.

    • Ho già letto la risposta in un altro topic.
      Grazie.

  15. Per eseguire un pasto veloce compongo degli shacker con 24g di proteine estratte dal siero del latte (whey protein), 50g di farina integrale biologica, 1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva ed acqua ovviamente.

    Mi domando se ciò sia valido da un punto di vista nutrizionale, oppure se in qualche modo la farina integrale inibisca in parte anche l’assimilazione delle proteine oltre ad impattare negativamente sull’assimilazione dei minerali ai quali l’acido fitico si lega.

    Se gli impatti sono negativi a questo punto potrebbe essere una soluzione:

    1. tritare al mixer del pane integrale secco che grazie alla fermentazione ha ridotto la quantità di acido fitico;

    2. sostituire la farina integrale con farina bianca (essendo la farina combinata con proteine e grassi, il carico glicemico del pasto comunque sarà inferiore all’indice glicemico della farina se assunta da sola, quindi accettabile).

    Grazie

    • Beh, che dire… ma quanto può essere più veloce rispetto a mangiare pane e olio (o olive) e un pezzetto di formaggio? Sai che preferisco il cibo più “tradizionale” (ma il sapore, a proposito, com’è?)… e poi ho il difetto di allargare sempre lo sguardo… e il pensiero di dover pulire tutti gli utensili (mixer, frullatori, ecc.) già mi farebbe propendere per la semplice fetta di pane… sai il tempo è quello che è (come hai potuto vedere dal tempo di risposta :-) ). Comunque, sicuramente il pane secco integrale a lievitazione naturale contiene meno fitati rispetto alla farina integrale. La farina bianca mi piace poco (soprattutto se intendi la 00). Finalmente qualcuno che parla di carico glicemico del pasto piuttosto che dell’inutile e fuorviante indice glicemico!

      Rimane la curiosità sul perchè preferisci questo composto vagamente Kousminiano, è proprio solo per il poco tempo a disposizione? Comunque non stare a controllare tutto con il bilancino… intravedo il rischio (che ho corso anch’io, anni fa) “ortoressia”. Con il tempo mi sono persuaso che l’alimentazione, anche se entro certi binari ovviamente, deve essere più “elastica”.

      Ciao!

  16. Complimenti l’ articolo è molto interessante! Avrei una curiosità: A volte nell’ ammollo dei legumi viene suggerita l’ aggiunta di 1 cucchiaio di farina di mais in acqua tiepida. Secondo lei la cosa è possibile che venga fatto per aumentare la fitasi libera in grado di degradare i fitati?
    grazie

    • Non sapevo di questa usanza. Indagherò ma probabilmente ha più effetto la fitasi che si attiva (grazie all’acqua tiepida) all’interno dei legumi.

      Ciao.

  17. Grazie per le notizie utilissime, ecco le domande:
    – se metto nel lievito madre semi o cereali integrali tipo riso, la lievitazione intacca i fitati o è solo dovuto alle fitasi attivate dal caldo umido ?
    – inizio sempre le cotture dei cereali e dei legumi con il fuoco più piccolo al minimo, è utile o meglio il vapore ?
    – lo zucchero messo nell’impasto e fatto lievitare per 12 ore con la pastamadre subisce modificazioni ?
    – far fermentare il riso o i fagioli è veramente difficile ?
    Un saluto.

    • – semi nella pasta madre: non è la lievitazione di per sè che intacca i fitati ma le fitasi attivate dall’ambiente acido, tiepido e umido.
      – inizio cottura: anch’io faccio così, preferisco far alzare piano la temperatura. Penso li mantenga più teneri.
      – zucchero nell’impasto: dovrebbe finire per la maggior parte “mangiato” dai lieviti…
      – fermentazione cereali e legumi: ti dirò, magari non è difficile, ma non mi attira… più che difficile mi sembra poco sicuro, non so perchè ma il rischio di intossicazioni (se non si fanno le cose più che bene) mi pare dietro l’angolo.

      Ciao e grazie!

  18. […] esempio è l’acido fitico, che si lega con minerali quali calcio, ferro, manganese e zinco e ne ostacola l’assorbimento […]

  19. Non sono riuscita a leggere tutto ma lo farò,
    grazie per le preziose informazioni.
    Collaboro con un’azienda di integratori alimentari.
    Tutto questo mi serve.
    Tanti auguri di buone feste.
    Ciao Liliana

  20. l’autore ha fatto un gran lavoro, ma ha fatto un pò di confusione, d’altronde in rete , non ci sono fonti corrette da nessuna parte. l’enzima fitasi , scompone la fitina (termine che però viene usato anche per indicare i fitati, creando ancor più confusione), è un componente che si trova nell’endosperma, che lega calcio e fosforo e potassio. mentre i fitati sono componenti inscindibili che si trovano nella crusca, ipotizzare che i fitati siano defosforilizzabili e come immaginarsi che una noce, dissolva il suo guscio a opera di enzimi, non si è mai visto fino ad oggi , che la parte esterna di un chicco qualsiasi, quindi di un seme,possa essere scomposta o distrutta, nè dalla cottura, nè dalla germinazione, forse dagli agenti atmosferici, con il dovuto tempo(decomposizione). la crusca cade o si stacca dal seme germogliato solo quando la pianta ha fatto una radice solida. i cereali sono stati sempre un ancora di salvezza per la specie umana e cmq è meglio mangiarli integrali non c’è dubbio, ma non apportano minerali in più , anzi. sappiate infine che il cibo prediletto alla specie umana frugivora è la frutta, anche se ha abbandonato la sua area climatica (equatore) da dove è nato e dove la frutta cresce abbondante. quindi il regime alimentare dovrebbe essere di tipo crudivoro, frugale, come tutte le specie al mondo , spero che un giorno ci sveglieremo tutti.

    • Salvatore,
      cosa vorresti dire, che le fonti del post sono solo prese dalla rete? Lo hai letto? Ho ben detto che ho dovuto rileggermi centinaia di pagine di vari studi raccolti negli anni per scrivere il post, altro che web, anzi scrivo i post anche per tentare nel mio piccolo di migliorare la qualità dell’informazione in rete.
      In ogni caso, non ho ben capito cosa chiedi e a quale confusione ti riferisci. “Fitina” è un termine, forse un po’ demodée, per intedere i sali dell’acido fitico (dunque acido fitico + calcio, ferro, magnesio, ecc.), un sinonimo di “fitati” (che sono sempre sali dell’acido fitico, giusto per essere chiari). La fitasi, l’enzima presente nei semi, è invece una fosfatasi acida che slega i legami molecolari dell’acido fitico liberando anche i metalli dai fitati. Dove si trovino, all’interno dei vari strati del chicco, i fitati e la fitasi non è molto importante e varia da seme a seme, ad esempio nei legumi i fitati sono anche all’interno del seme, non solo nella parte esterna come nei cereali, e comunque il seme che germoglia usa per forza la fitasi (l’enzima) per defosforilare l’acido fitico, se no a che caspita servirebbe alla pianta costruire i fitati (o fitina, chiamali come vuoi) e metterli nei semi se poi non può disgregarli quando gli servono per usarne i componenti? Inoltre non tutta la “crusca” come la chiami tu è composta da fitati, è evidente che è per la maggior parte fibra (ad esempio lignina), e inoltre ci sono altri numerosi strati fra endosperma e tegumento, dunque la fitasi non “distrugge” tutta la “parte esterna” ma slega i legami delle sole molecole dei fitati.

      Fruttariani: l’uomo non è esclusivamente frugivoro, casomai potevano esserlo i primati anteriori all’australopiteco, più di tre milioni di anni fa, che erano però anche folivori. Da allora il nostro intestino è cambiato molto, ad esempio allungando il tenue e accorciando il colon, al contrario delle scimmie che conservano un tenue corto e un colon molto più lungo e più adatto a digerire grandi quantità di cibi fibrosi e poco densi di nutrienti. Gran parte dei frutti in natura sono infatti piccoli, duri, aspri, fibrosi e per i nostri canoni quasi immangiabili, non sono tutti mele, pesche o banane come le conosciamo oggi, dopo secoli di selezioni botaniche. Pur essendo la frutta un eccellente alimento, il nostro apparato digerente non è più l’espressione evolutiva di una dieta esclusivamente frugivora.

      • sarei interessato a proseguire il dibattito , ma ho davvero poco tempo, ti scriverò in maniera più esaustiva il prima possibile, sulla fitasi, sull’origine della frutta e le selezioni botaniche, sull’evoluzione umana, e altro se è possibile, ma comporterà una lunga tesina. in sintesi ti direi intanto che tuttavia che le mie perplessità sussistono nel pensare che la natura abbia fornito un cibo elettivo (a vostro parere , il cereale) che normalmente deve essere cotto per essere digeribile o commestibile. evoluzione del fuoco a parte, tutti gli animali possono mangiar cotto, ma la leucocitosi digestiva (secondo i medici) è stata ribattezzata da un medico come leucositosi patologica, in poche parole , ogni volta che introduciamo cotto, scattano numerosi allarmi immunitari, che non sono fisiologici a quanto pare, visto che un’alimentazione cruda e frugale mantiene attivi ma calmi il sistema immunitario. inoltre il muco ,, il raffreddore, la febbre, e via di seguito, sono sconosciuti a noi, è l’igienismo insegna che l’attacco virale non esiste in un corpo pulito che rispetta la sua fisiologia. cmq comincia a meditare su questo , appena posso te ne parlerò meglio, cmq il tuo è davvero un buon lavoro, l’ho letto e come, e con molto interesse, ma credo che un NON-CIBO specie- specifico, (adatto caso mai agli uccelli granivori, che anche loro scartano la crusca con abile maestria del becco) . tuttavia mi sembra un lavoro eccessivo il tuo , su un cibo che sicuramente merita una lode ma solo per aver sostentano popolazioni intere per millenni interi, non per altro. è un cibo culturale, che si è imposto con l’agricoltura(ulteriori dati indicano , una salute migliore in antenati raccoglitori frugivori, in carie dentali ecc…) . tuttavia la grande capacità di adattamento del corpo umano, il sistema tampone, ed omeostasi dell’equilibrio acido – base, mettono delle pezze alle aberrazioni alimentari che facciamo, ci permettono di vivere comunnque bene anche con cereali, tuttavia il corpo farebbe molto meglio in una dieta frugale, che magari ti approfondirò. la fitasi agisce nell’arco di giorni, non in 15 minuti di riscaldamento, la pianta è un organismo , la cottura , infine crea infinite molecole tossiche (molecole di Millard ) acroleina , ecc. elimina vitamine e rende i minerali di cui parli , inorganici. cmq non voglio demonizzare troppo i cereali , c’è molto da lavorare nella società, e dovremmo iniziare prima dal cibo spazzatura e dalla carne.

      • Ciao Salvatore,
        mi conforta sapere che non sono l’unico ad avere sempre troppo poco tempo, allora sarò breve. :-)
        Io non sostengo assolutamente che i cereali siano un cibo elettivo, ma che siano stati una tappa importante per la civiltà e l’alimentazione umana, ed è un mutamento recente (10.000 anni sono poca cosa), al quale ci stiamo ancora adattando. La macrobiotica di tipo naturista che porto avanti cerca di capire come l’uomo sia stato costretto ad adattarsi ai cibi, suo malgrado, lungo tutta la sua evoluzione. Pensa alle glaciazioni, che hanno costretto gli uomini a mangiare più carne di quanto facessero prima, rovinando la nostra predisposizione vegetariana. Questo non vuol dire che dobbiamo a tutti i costi assecondare questi adattamenti, ma tenerne conto sì. Contrariamente alla macrobiotica orientaleggiante, la mia predilige i vegetali crudi quando possibile, e buone quantità di frutta, che adoro. La leucocitosi digestiva è stata osservata, se ricordo bene, soprattutto in presenza di cibi raffinati e molto cotti, stile alimentazione occidentale, e ci credo bene che il sistema digerente, nella sua intelligenza costruita in milioni di anni, si ribelli a quelle porcherie. Non si osserva o si osserva molto ridotta con un’alimentazione più “naturale”. Dunque vedi che le nostre posizioni si avvicinano verso un’alimentazione frugale e naturale? Purtroppo gli adattamenti alimentari che l’uomo è stato costretto ad adottare non è detto siano stati i migliori possibili, ma studiarli bene ci consente di sfruttare gli aspetti positivi e frenare quelli negativi. L’eccessiva cottura, stile macrobiotica orientaleggiante, è sicuramente uno di questi, da evitare (vedi infatti reazione di Maillard e simili).

        Un’ultima cosa: le reazioni chimiche avvengono nel giro di minuti. Nei semi in germogliazione la fitasi viene a contatto lentamente con i fitati (il seme si idrata lentamente nel terreno, e non viene macinato), ma ad esempio durante la lievitazione del pane integrale le parti del chicco sono amalgamate (farina integrale, macinatura delicata a pietra, …) e fitasi e fitati vengono a contatto più facilmente. In questo caso la reazione chimica ha bisogno di poche ore, quelle appunto di una buona lievitazione naturale.

        Hai ragione infine, inutile disquisire di finezze quando ci troviamo di fronte alla terribile alimentazione di tipo occidentale che sta distruggendo la nostra società. Cominciamo dalle travi e poi passeremo alle pagliuzze.

        Grazie per gli spunti. :-)

      • sono daccordo in toto, la macrobiotica Insegna ad apprezzare il cereale integrale e ad eliminare lo zucchero e i latticini, le fante e le cole, tutte cose altamente positive.. i difetti del suo creatore George Ohsawa, con tutto il rispetto alla memoria, sono state migliorate dal 1980 in poi, con l’introduzione dell’alimentazione naturale, ohsawa ha trovato il coraggio di spretarsi e di ribellarsi alle inettitudine e alle note magagne della medicina occidentale, quando era già giunto ai vertici della professione medica.
        Buttare il camice nella spazzatura, quando sei dirigente sanitario di un ospedale non è cosa da tutti e questo gli fa onore. Tuttavia la critica è rivolta agli aspetti anticrudisti e antifruttariani insiti nella scuola ohsawiana.
        L’alimentazione macrobiotica nata negli anni ’20 non poteva che presentare carenze di ordine scientifico , a quei tempi non erano ancora stati fatti gli esperimenti di Paul Kouchakoff sulla leucocitosi, di Paul Simoneton sulle onde elettromagnetiche e quelli di Edward Howell sui food enzyme, che arrivarono alla fine degli anni 50. ma che la medicina non ha mai ufficiliazzato(conflitto di interessi?). cmq La macrobiotica è diventata una trappola insidiosa per gente satura di riso integrale stracotto e di the mu, afflitta da leucocitosi e da vecchiaia precoce al pari della media.
        Un mondo già sbilenco e piegato di per sé verso la cottura distruttiva dei cibi, ha trovato nella macrobiotica una spalla e un sostegno, e questo è stato molto grave. Il guaio come sempre sta nella cultura di base che nel caso di Ohsawa cresciuto nella terra giapponese, figlio di un paese ittico-dipendente e sale-dipendente e di scuole toiste, non poteva che sviluppare una visuale alimentare di cultura orientale , Figlio di un paese dove 15 ciliegie sono al costo modico di 20 euro e si vendono avvolte singolarmente in un fiocco di carta, confezionate in una scatola stile baci Perugina, “citazione di Valdo Vaccaro.” Pochi sanno che macrobiotica, malgrado il nome greco, non è una parola originale. La riutilizzò verso il 1950 il giapponese Ohsawa rubando il nome inventato dal famoso medico naturista e ippocratico tedesco Christoph Wilhelm Hufeland (1762-1836) per denominare la alimentazione naturale e salutista, vegetariana e ricca di cibi crudi, che proprio per questo avrebbe dovuto “prolungare la vita”. Niente a che fare con la macrobiotica di Ohsawa, dieta che vuole tutto il contrario: cibi cotti, anzi stracotti, poca o niente frutta fresca, poca o niente insalata cruda. L’ideale Zen secondo le scuole taoiste è vegetariano, mentre La dieta macrobiotica originaria invece non lo è. I profani li prendono per vegetariani, ma sbagliano. I macrobiotici, anzi, potrebbero in teoria mangiare carne e pesce ogni giorno, “se solo riuscissero a bilanciarli”. ha detto infatti Ohsawa che proibire questo o quel cibo va bene solo per chi non è capace di apprendere la teoria vera e profonda della macrobiotica , continuando: “Con la macrobiotica voi potete mangiare tutto ciò che vi aggrada”. Chi fa pratica della macrobiotica fa delle concessioni frequenti, Ohsawa, considerava la frutta, un’eccezzione poco salubre, egli si esprime con meraviglia ai suoi discepoli confessando che quando era in buona salute, si concedeva un po’ di frutta, dolci, cucina francese, whisky e fumo. E così giustamente hanno interpretato migliaia e migliaia di macrobiotici in tutto il mondo. E’ anche curioso e contraddittorio, inoltre, il frequente ricorso a cibi tecnologici (tofu o “formaggio di soia”, seitan o proteine del grano, vale a dire il glutine), cibi fermentati ad opera di miceti (natto, tempeh), salse giapponesi ed estratti fermentati in funzione di dado da brodo (shoyu, tamari, miso). Cioè molto cibo è artificiale, per di più fermentato. La fermentaione è una dei peggiori nemici dell’intestino che cerca sempre di evitare, il che contrasta con l’asserita naturalità della dieta.
        La questione criciale è che il termine naturale non può passare mai per i fornelli , l’accostamento delle due parole ovvero cucina/naturale è improponibile, cucinare non è mai stato naturale, ma culturale.
        La chiave di risvolta della macrobiotica è avvenuta negli anni ’80 : Dopo il fallito tentativo di modernizzazione di Michio Kushi negli Stati Uniti, i macrobiotici rimasti furono contagiati dal salutismo della alimentazione naturale,e dalla prima ondata dei paleodietisti. in Italia, con l’oncologo milanese di simpatie macrobiotiche Franco Berrino, la macrobiotica assunse un carattere più scientifico, con l’aggiunta di verdure crude e frutta, riducendo o eliminando salse, conserve e il troppo sale. La nuova dieta così riformata alla luce del naturismo la, si continua a chiamarla con lo stesso nome di macrobiotica, ma va bene così, le etichette servono solo a creare divisioni. come giustamente dici, dobbiamo tener conto del comportamento culturale che abbiamo assunto, perchè questo ha sicuramente inciso sulla nostra fisiologia, tanti antropologi sono d’accordo nell’affermare che l’evoluzione coinvolge prima la componente caratteriale, che nel corso di miglioni di anni, (anche meno), cambia la nostra fisiologia. spero che 10 mila anni di aberrazioni, non ci abbiano mutato così tanto, perchè sarebbe davvero un guaio, persino le ultime generazioni dei i nostri animali domestici, cominciano a manifestare problemi per così dire “involutivi”, come le malocclusioni dentali, e le artriti.
        i neri sono in evidente vantaggio su di noi, si sono messi sulla cattiva strada , solo da poco. La soluzione è quindi ripristinare queste nostre capacità fisiche, ripristinando il nostro comportamento, per riprende la giusta evoluzione. d’altro canto , sono pronto a fare ulteriore critica sul frugivorismo puro, è necessario mantenere il 25% di cotto oggi, perchè le persone rispondono male ad una dieta di soli frutti, mancano i frutti tropicali ed equatoriali, quelli abbastanza calorici e neutri che potebbrero davvero sostenerci e dove è contenuto persino l’acido folico. inoltre la frutta mediterranea ha una storia non felice, benchè negli ultimi anni e stata fortunatamente migliorata , la vera frutta dolce ha subito incroci spiacevoli con le specie europee, che si contaddistinguono per la forte acidità, asprezza e piccolezza. in poche parole , la frutta dolce è diventata semi acida e meno calorica e non siamo in grado di sopportare un eccesso di acidi, anche se il processo tampone nel duodeno riesce a trasformarli in alcalini, può tuttavia creare pancreatiti. le specie selvatiche commestibili sono ancora sopravvisute, è sono buone e grosse quanto le specie selezionate . anzi sono naturalmente povere di acidi organici(che la scienza ufficiale invece reputa buoni). come la mela selvatica del monte tian shan in kazakistan . la frutta di oggi però è un primitivo incrocio tra questo stupendo frutto con l’insano e disgustoso melo europeo, malus silvestris. avrei piacere di passarti la mia tesi completa, sull’origine della frutta , che metterò sul mio libro in uscita, una sorta di autogol, per essere coerente del fatto che la dieta frugivora di cui parlo deve tener conto della storia e dell’evoluzione attuale sia dell’uomo che della frutta.
        ciao :-)

  21. Letto e apprezzato tutto l’articolo. Un dubbio: dici che i fitati sono antiossidanti in quanto sequestrano il ferro in eccesso. Solo quello in eccesso? Come fa a selezionare quello eccedente da quello utile? L’eccesso di fitati potrebbe provocare anemia oppure il legame del ferro/transferrina è più forte di quello ferro/fitato?

    • In quel caso l’acido fitico è un antiossidante “di sponda”, nel senso che non funge da antiossidante diretto ma previene una possibile azione ossidante: in caso di grande assunzione di ferro è possibile che ioni ferro vengano in contatto ad esempio con l’acqua ossigenata prodotta in seguito all’azione antiossidante dell’enzima (auto-prodotto dall’organismo) superossidodismutasi. In presenza di quest’acqua ossigenata la reazione con gli ioni ferro può produrre il radicale libero ossidrile, molto reattivo. Fa comodo dunque che l’acido fitico catturi questi ioni ferro in sovrappiù, che sono di troppo ad esempio perchè non sono stati assorbiti da duodeno e digiuno (i tratti del tenue preposti all’assorbimento del ferro) e proseguono “liberi” il loro cammino nell’intestino senza entrare in circolo con la transferrina.

      Nelle diete poco equilibrate è possibile invece che il poco ferro presente sia per giunta decimato da troppo acido fitico (come hai letto, ad esempio in popolazioni malnutrite), dunque sì che in teoria può peggiorare l’assorbimento di ferro. Non c’è dunque la sicurezza che l’acido fitico agisca solo sul ferro in eccesso.

  22. Salve, vorrei intervenire dicendo che, leggendo un articolo su starbene, a proposito della crusca e dello yogurt, la scrivente inibiva la miscela con crusca e yogurt perchè l’acido fitico non faceva assorbire il calcio nelle ossa.
    Questa cosa è vera?
    Io che ho l’abitudine di fare colazione con un cucchiao di crusca di avena e latte, quindi non può essere fatta?
    Grazie
    Michele

    • Come scritto nel post, se la crusca è cotta è peggio perchè la fitasi che degrada l’acido fitico è stata probabilmente inattivata, se è cruda è comunque vero che mangiare la sola crusca, essendo una parte del chicco, è ben diverso dall’assumere il chicco intero (sempre preferibile). In questo caso una parte della fitasi potrebbe essere stata eliminata con l’interno del chicco. Insomma, potrebbe effettivamente impedire l’assorbimento del calcio più che mangiando l’avena integra (assorbimento a livello intestinale: l’assorbimento del calcio nelle ossa è altra faccenda).
      Penso che quella dell’autrice sia più una cautela per chi segue diete sbilanciate: se nel complesso della dieta assumi anche in altre occasioni cibi ricchi di calcio, non è quel cucchiao di crusca di avena che ti rovina il bilancio giornaliero, se l’unico latte che bevi è quello e non assumi altro calcio, allora potrebbe essere un inutile rischio. Lo scopo della raccomandazione potrebbe essere quello di evitare queste situazioni.

  23. Grazie

  24. Ciao, complimenti per i dettagliati e istruttivi post che leggo sempre con molto interesse…….domanda: come si colloca il grano saraceno nel discorso dell’acido fitico? Anch’esso ne è ricco? Lo chiedo in quanto ho possibilità di farmi fare dell’ottimo pane biologico integrale con il grano saraceno ma non avendo glutine (cerco di non mangiare il glutine) non si può lievitare. Quindi mi sono posta il problema di assumere un pane azzimo in cui non venga neutralizzato l’acido fitico, ma non ho trovato da nessuna parte informazioni sul questo cereale. Grazie!

    • Grazie. Grano saraceno e acido fitico: ne è ricco come tutti i semi, ma sembra sia anche uno di quelli con più fitasi. Il problema è che la fitasi viene inattivata dalla cottura, a meno che non le si lasci il tempo di agire lasciando riposare l’impasto (con acqua e leggermente acido) a lungo prima di cuocerlo. Insomma dovrebbe essere sufficiente lasciare l’impasto umido e acido (non saprei come inacidirlo, magari con un po’ di succo di limone) in ambiente tiepido per un paio d’ore, e solo a questo punto cuocerlo.
      Comunque il grano saraceno per il sapore molto pronunciato non viene quasi mai usato da solo. Perfino nei pizzoccheri si mette fino al 60% di farina di frumento per renderne più delicato il sapore… dunque sono curioso di sapere come è in purezza. Questo pane azzimo lo mangi così com’è o inzuppato? O con formaggi molto saporiti? Ormai mi hai incuriosito…

      • Grazie per la risposta, dopo la quale mi sono convinta che il pane 100% di grano saraceno azzimo non va bene. Invece a questo punto continuo a godermi (saltuariamente) la granola di grano saraceno cruda: lascio a bagno il grano 1 -2 giorni, quando spunta la radichetta lo metto nell’essiccatore per la notte e la mattina ho un’ottima granola da mischiare con la mela. Può essere un’alternativa agli abituali frullati di frutta fresca di stagione.
        Seguo una alimentazione vegana tendenzialmente crudista.
        I cereali cotti li mangio la sera con tante verdure crude e il pane mi serve per accompagnare l’abbondante e gustosa insalata. Non riesco né voglio rinunciare completamente ai vari cereali in quanto: 1.mi piacciono 2. ne ho bisogno in quanto sono tendenzialmente sottopeso 3. se non li mangio almeno la sera rimango affamata. Cerco, nei limiti del possibile, di evitare il glutine. Ciò, sinceramene, più per “cultura” che per altro: dicono che “incolla” l’intestino ed è considerato tossico. Lei che ne pensa? Grazie e cordialissimi saluti da chi la segue con passione.

      • La granola preparata in quel modo mi pare ottima. Fai bene a non rinunciare ai cereali, e se non hai evidenze di tendenza alla celiachia in famiglia non serve evitare i cereali con glutine. Hai letto il post su glutine e celiachia? Sicuramente non ‘incolla l’intestino’. Come puoi leggere nel post,il problema con il glutine nella dieta occidentale è il monopolio del frumento: non c’è varietà e si finisce per mangiare un sacco di glutine. Io non disdegno affatto il frumento, ma mangio una tale varietà di cereali e altri semi ogni giorno che il grano è in minoranza (avena, farro, orzo, riso, segale, miglio, mais…) e non me ne preoccupo.

        Ciao!

  25. Scusami,
    se possono ancora disturbarti, fiocchi di avena o crusca di avena.
    Quale differenza c’è e quale scegliere per beneficiare di tutte le proprietà che ne contengono?
    Grazie

    • Non scusarti, sei il benvenuto. Fiocchi di avena, senza dubbio: sono chicchi interi schiacciati. La crusca è solo una parte del chicco, che si usa più che altro per la fibra. Ma con una dieta ben fatta di fibra ne hai già fin sopra i capelli. Io i fiocchi di avena li consumo tutti i giorni con il muesli, che in questo periodo compongo con fiocchi di avena, farro e segale.
      Ciao.

  26. Oh, il rispetto per quello che fai mi ha inconsapevolmente portato a darti del lei. Ma anche io preferisco l’immediato e democratico tu “inglese”. Quindi, ciao e grazie!

    • Diamoci assolutamente del tu, se no mi sento vecchio. :-)

    • A proposito, ho visto il tuo sito e le tue opere: è bellissimo!

      • Saluti a tutti e grazie per le risposte interessanti e appassionate.
        Per evitare eccessiva fermentazione intestinale ho incominciato a frullare legumi e cereali integrali come la segale, avena, farro. Seguendo le vostre risposte, dopo 12 ore di ammollo in acqua tiepida, frullo il tutto e lascio ancora in ammollo per altre 12-24 ore con poco limone, dopo di che cuocio a fuoco bassissimo per 10 15 minuti. Pensate possa servire ad eliminare più fitati, altre controindicazioni ?
        Un ultima domanda, se insieme ai cibi cotti aggiungo molti crudi, inibisco la leucocitosi?
        Alessandro

      • Ciao Alessandro,
        la procedura elimina sicuramente i fitati, ma poi ti mangi una pappetta… e che sapore ha? Il cibo dovrebbe anche essere gustato. Alimentazione naturale vuol dire anche “poco manipolata” in tutti i sensi.
        La leucocitosi, i cui meccanismi legati ai cibi cotti sono ancora tutti da approfondire, ma vado a memoria, sembra più legata ai cibi raffinati e cotti. In presenza di alimenti naturali (come possono essere cereali, verdure, legumi cotti con aggiunta di verdure crude e frutta) il livello della cosiddetta “leucocitosi digestiva” è paragonabile a quella del “tutto crudo”.

      • Oh Grazie Pades, questo commento, scritto da te sul tuo blog, è particolarmente emozionante. Un coloratissimo saluto!!

  27. Buon giorno, sapevo del problema, fitati nell’uso della crusca, prima di trovare questo articolo. Sono solito produrmi del pane con aggiunta di crusche per aumentare l’apporto di fibre quotidiano, credo di aver risolto il problema autonomamente comportandomi così. La sera impasto la crusca di grano con crusca di avena in proporzione di 3a1 con dello yogurt magro ,lascio riposare tutta la notte ed il mattino. Il pomeriggio, aggiungo la farina di grano integrale, mentre, a parte, sciolgo del lievito di birra secco al quale aggiungo poca farina di manitoba per formare un lievitino ,che lascio fermentare circa una ora, dopo di che aggiungo il lievitino all’impasto di farina integrale più crusche e yogurt ed ancora dei semi di lino, grossolanamente sminuzzati,il sale, impasto il tutto, naturalmente aggiustando con acqua in modo da ottenere un impasto giustamente morbido,secondo esperienza e vari tentativi, dopodiche lascio fermentare circa 3 ore e cuocio.
    Secondo Vostra esperienza potrebbe essere un buon sistema per inattivare gli effetti negativi dell’acido fitico?
    Grazie
    cordiali saluti

    • Ciao Lucio,
      penso proprio di sì, tutte quelle ore di fermentazione dovrebbero neutralizzarlo quasi tutto.

  28. Ciao,
    premetto che ho una cronica carenza di ferro,una forte osteoporosi e dei micro calcoli renali quindi sono particolarmente sensibile all’argomento fitati e ossalati.
    Non sempre riesco ad abbinare ai cibi ricchi di fitati la vit c a causa del reflusso gastroesofageo volevo sapere:
    1) mettendo in ammollo i cereali integrali e i semi oleosi si disperdono anche le loro vitamine e sali minerali.(Ieri notte ho messo in ammollo 3 noci e 1 cucchiaio di semi di girasole, stamattina l’acqua era marrone ed oleosa e la buccia dei semi di girasole era staccata dal seme.)
    2) Mi sai dire quali sono i tempi di ammollo per mandorle noci semi di girasole e di zucca e se anche in questo caso bisogna aggiungere limone o aceto e se l’acqua deve essere intorno ai 45 gradi?
    3) Mi puoi aiutare a capire se un alimento è decalcificante oppure no ho trovato questa frase su un sito : “Oltre alla presenza di acido ossalico in un determinato alimento, occorre valutare anche la biodisponibilità del calcio in esso contenuto. Questo parametro si ottiene dal rapporto tra i quantitativi di acido ossalico e quelli di calcio (g/kg). Gli alimenti in cui tale rapporto è superiore a 2,25 possono essere considerati “decalcificanti”, oltre che cattiva fonte di calcio. Questo rapporto è inferiore ad uno nella lattuga, nel cavolo, nel pisello e nella cipolla; è intorno all’unità nella patata e nel ribes, mentre raggiunge valori di 7 nella bietola, nello spinacio e nel cacao” ho provato a farlo ma i valori vengono diversi dagli esempi sopra riportati e non riesco a capire dove sto sbagliando.

    Grazie

    • Ma metti in ammollo i semi oleosi? Non è una pratica usuale, e visti i problemi di gusto e l’esigua quantità di semi oleosi che si consumano agni giorno non mi sento di consigliarlo se lo si fa per l’acido fitico, soprattutto l’aggiunta di aceto…, anche perchè, come hai giustamente notato, potenzialmente si perdono nutrienti.
      Riguardo il terzo punto, sono d’accordo sul “cattiva fonte di calcio” per i cibi ricchi di ossalati, meno su “decalcificanti”: difficile che un alimento ricco di ossalati rubi più calcio di quello che contiene, come hanno dimostrato alcuni studi (nell’alimento l’acido ossalico in eccesso è già in partenza legato ad altri minerali -ad es. per gli spinaci il ferro-: è il suo ruolo biologico). I calcoli riportati più o meno mi quadrano: vado a memoria, ma nel caso degli spinaci siamo sui 500/600 mg/kg di acido ossalico contro 70 mg/kg di calcio, dunque il rapporto di 7:1 ci sta. Lo stesso per le biete.
      Il rapporto/limite di 2.25 penso sia dovuto ad un calcolo (teorico) sui pesi molecolari: dato un certo quantitativo in mg di acido ossalico, la quantità di calcio che in teoria può legare pesa circa 2.25 volte di meno, poichè una mole di acido ossalico pesa 90 grammi, una di calcio 40, e 90/40=2.25
      Questo solo in teoria, ripeto, poichè è probabile che l’acido ossalico in eccesso che non si lega a quel calcio sia già di suo legato ad altri minerali, e quindi non ne rubi ulteriormente da altri alimenti, in media.

      Ciao :-)

  29. Grazie per l’esaustiva risposta ma ho ancora un dubbio: può essere che le fibre di cibi ricchi di ossalati o di fitati permangano a lungo nell’intestino e si leghino anche ai minerali assunti nei pasti successivi? Quante ore dovrebbero passare (ho la digestione piuttosto lenta o almeno ho questa sensazione). Io per il momento mi comporto così : concentro gli alimenti “a rischio” nella colazione (anche per un fattore di gusto) in cui alterno:
    1 giorno: 100ml latte di miglio con 40 gr.fiocchi d’avena + 2 noci+ 1 cucchiaio semi girasole+ macedonia 1 banana e 1 kiwi con 1/3 di limone spremuto con 1 cucchiaino di melassa (per il ferro oltre che per il gusto) + mezza carota che mi da la sensazione che mi aiuti nella digestione
    il giorno successivo: 3 fette biscottate con 50% di farina integrale (prima o poi mi deciderò a fare il pane integrale con la pasta madre) con tahin e un velo di marmellata ai frutti di bosco dolcificata con succo di uva (è l’unica che non mi provoca pirosi) + 10 mandorle + 1 cucchiaio di semi di zucca + macedonia come sopra + 1/2 carota
    la domenica mi concedo due piccoli pancake fatti con farina di avena integrale, 1 uovo e yougurt magro.

    Dopo 3 ore finalmente un pasto con 100 gr di alimento proteico (ogni tanto legumi ma piu spesso animale) che contenga calcio o ferro + verdura + 50 gr pane bianco

    Ti risparmio i dettagli dei rimanenti pasti comunque la logica che sto seguendo è tenere calcio e ferro separati tra loro ed entrambi separati dai fitati il calcio separato sia dai fitati che dagli ossalati (il tutto senza impazzire e soddisfando il gusto) Tra l’altro mi sento sempre sazia e leggera e il peso penso vada bene 43 anni H 1,60 x 52 Kg.

    Un’altro dubbio: per l’osteoporosi bevo acqua Sangemini sia ai pasti che lontano ma:

    1) ai pasti (25 cl) interferisce con l’assorbimento di ferro?
    2) lontano dei pasti (in abbondanza) potrebbe provocare lesioni allo stomaco in quanto aumenta la secrezione gastrica (per questo il calcio diventa assimilabile) in effetti mi sento sempre gonfia da quando la sto bevendo
    3) a proposito di ferro cosa ne pensi del rimedio della mela chiodata? a me fa un po paura.

    Ti chiedo scusa per la lunghezza del messaggio, ma mi sono avvicinata da poco a questi argomenti per ragioni di salute e dopo aver sentito tante dabbenaggini dai vari nutrizionisti consultati ho deciso di approfondire e mi sto appassionando. Mi potresti consigliare un buon corso a cui poter accedere con un diploma di ragioniere?

    Grazie infinite e ancora complimenti per il sito che si distingue da tutti gli altri perchè approfondisce e sviscera i vari argomenti ma risulta comprensibile anche ai non addetti ai lavori

    Ciao

    • Vado con ordine: i pasti lontani qualche ora uno dall’altro nell’intestino non si mischiano, procedono per così dire “in coda”. Fibre, fitati, ossalati assunti a colazione non penso interferiscano con ferro o calcio del pranzo, o almeno non in maniera determinante come quando assunti nello stesso pasto.
      Le divisioni che fai sono corrette, ma attenzione a non cadere nell’ortoressia :-)
      L’acqua Sangemini è ottima, soprattutto come contenuto di calcio. Non penso ti affossi l’assorbimento di ferro se bevuta ai pasti. La mela chiodata è un rimedio un po’ medioevale, concordo con i tuoi dubbi… a parte il rischio contaminazioni (che chiodi metteresti, poi? con che metalli sono fatti?), se proprio serve ferro meglio carcarlo naturalmente negli alimenti. Poteva avere senso duecento anni fa quando c’era carenza alimentare, al giorno d’oggi fortunatamente possiamo dirci fortunati per disponibilità alimentare, meglio andare sul sicuro.

      Non ne so molto riguardo corsi su questi argomenti. Io ad esempio se fossi in zona Roma (e invidio tanto chi può) non mi perderei i corsi di Nico Valerio (http://alimentazione-naturale.blogspot.it/2007/11/corsi-da-gennaio-alimentazione-sana.html). Ma comunque qualsiasi corso, se non estremista, se affrontato con spirito critico e verificando sempre quello che dicono, è sempre utile. Di solito nelle erboristerie sanno dei vari corsi in zona, partendo da quelli poi si entra nei giro. Magari si può cominciare seguendo brevi conferenze. Nei negozi di alimentazione naturale ci sono sempre un sacco di volantini…

      Ciao.

  30. Scusami ancora, dimenticavo il ferro nell’uovo è bio disponibile? E cosa fare eventualmente per migliorarne l’assorbimento?
    Grazie

    • E’ in gran parte ferro non-eme, dunque non molto biodisponibile… Verdure e frutta alla fine del pasto possono aiutare.

  31. Ciao. Approposito della frutta dopo pasto..io ho sempre saputo che la frutta a fine pasto “fermenta”, da fonti diverse tanto da essermene assolutamente convinta. Ma quindi devo smontare questo mito? Non è così? Mi sto trovando benissimo da quando seguo i tuoi consigli. Ho ritrovato una regolarità intestinale che non speravo e che non avevo praticamente mai avuto (visto che ho sempre mangiato in maniera molto disordinata), ora invece, una favola! In generale mi sento “snellita”, anche se ancora la strada è lunga, (non guardo il peso ma gli abiti, anche perché come ho detto negli altri post ho bisogno di dimagrire nei posti giusti). Quello che mi “sgomenta” un po’ è la pancia, nel senso che, come dicevo avendo finalmente una regolarità intestinale, vorrei meno gonfia…sto mangiando molti legumi, che se non sbaglio mi dicevi non gonfino…(oppure solo nel caso si consumino da molto?). Non so dunque se la pancia dipenda da questo, oppure magari (potrei stare per dire una cosa molto stupida, ma quando dimagrisco ho questa sensazione), ovvero, che si riduca l’addome, la parte alta, tutta la fascia dal seno all’ombelico per intenderci; ecco, che si riduca quello, e quindi la pancia (cioè il cordone dall’ombelico in giù), o si vede di più perché rimane “isolato” (per così dire), oppure addirittura ho la sensazione che il grasso si “sposti”. Per i legumi dicevi vanno bene anche quelli già pronti, in scatola o vetro. Ma quelli si possono mangiare anche così, cioè solo sciacquati? (parlo dei fagioli ad esempio). Forse cucinati sono più digeribili e quindi producono meno aria? Grazie mille per questo fantastico blog che mi sta miracolosamente portando ad un’alimentazione, e quindi forma, migliore, e quindi ad un maggiore benessere:-). Come tutte le cose di cui mi innamoro lo sto consigliando a tutti:-).

    • Grazie Adele,
      la frutta a fine pasto è un toccasana e grazie agli antiossidanti è anche protettiva durante la digestione, cioè proprio all’interno dell’intestino. Il fatto che “fermenti” e molti lo dicano come se fosse una sciagura è perchè lo vedono da un punto di vista sbagliato: che le fibre contenute nella frutta fermentino grazie ad una sana flora batterica è uno dei suoi punti di forza e può generare fastidi solo a chi magari non ha la flora intestinale in ordine e ne abusa, ma per gli altri fa solo bene. Di solito poi a chi da fastidi a fine pasto da fastidi anche lontano dai pasti, quindi… magari va rivisto quello che si è mangiato prima della frutta. Inoltre ha di buono che ha maggiore probabilità di rimpiazzare (saziando prima) altri cibi meno salutari (come il dolce) :-)
      Con i legumi è conveniente usare gradualità nell’incrementarli, e gli effetti si vedono nel medio-lungo termine.
      E’ normale anche che il grasso addominale sia quello più “resistente”, e infatti spesso è il primo a formarsi in chi ingrassa e l’ultimo ad andarsene in chi dimagrisce, tanto che se fai un giro per i vari forum vedrai come uno dei “problemi” più gettonati sia proprio quello di far sparire l’effetto “pancetta” in chi è magro in tutto il corpo tranne lì, anche dopo diete e attività fisica massacranti.
      Sì, sì i legumi in scatola basta sciacquarli un po’, più che altro per togliere un po’ di sale. Se li cucini ulteriormente rischiano di disfarsi perchè sono già cotti a sufficienza, al massimo una scaldata se usi qualche salsa.
      Ciao!

  32. […] l’assorbimento di alcuni minerali e vitamine (ma per amor di cronaca devo dirvi che ci sono pareri discordi in proposito). Con la (lunga) fermentazione i fitati vengono totalmente […]

  33. Buongiorno, ho letto il tuo post che ho trovato molto interessante. Mi rimane però un dubbio che spero potrai aiutarmi a risolvere. Sto provando ad autoprodurre il latte di riso. Il risultato migliore l’ho ottenuto con la ricetta “a crudo”: si mette una notte in ammollo riso integrale con acqua (proporzioni 1 a 4), la mattina si frulla tutto, si filtra e si beve. Capisco che la cosa migliore x i fitati sia quella di mettere il riso in ammollo in acqua calda con un po’ di limone. Ma il dubbio che mi rimane è che poi si beve l’acqua di ammollo. Vedi qualche rischio o controindicazione? Grazie

    • L’ammollo con acqua tiepida e un po’ acida riguarda i semi che poi andranno cotti, per quelli che vanno poi usati crudi prosegui come hai fatto finora, penso sia meglio anche come gusto… Inoltre se poi filtri tutto gran parte della parte fibrosa resterà nel colino.
      Ciao. :-)

  34. […] http://www.phytiacid.org/ http://lamacrobiotica.wordpress.com/2010/01/17acido-fitico-chi-e-costui/ Luc De Vujst e Patricia Neysens, The sourdough microflora:biodiversity and metabolic interactions, […]

  35. Bellissimo blog.
    Condivido la visione della macrobiotica mediterranea e mi piacciano le spiegazioni scientifiche che vengono fornite.
    Grazie.
    Vorrei, gentilmente, un consiglio: per i legumi freschi, sempre per la riduzione dell’acido fitico, si può procedere con l’ammollo (come si farebbe per i legumi secchi) ? O si perdono sostanze nutritive visto che la struttura del legume fresco è diversa da quello secco?

    • Grazie Emanuela,
      l’ammollo per i legumi freschi (io li preferisco sempre, come gusto, a quelli secchi…) è superfluo ai fini della cottura, ma se proprio vuoi ridurre l’acido fitico puoi fare un ammollo breve, che attivi appena la germinazione (nei legumi freschi è anche più immediata). Ti dirò che non l’ho mai fatto, ma due/tre ore potrebbero essere un buon compromesso, magari con una spruzzata di aceto… farò qualche prova anch’io, la stagione è propizia. :-)

  36. Salve, innanzitutto complimenti per il blog! Ho letto solo qualche commento,quindi chiedo scusa in anticipo se ripeto alcune domande.
    Ho letto l’articolo, ma non mi sono chiare alcune cose:
    -come rendere acida l’acqua dell’ammollo, come facciamo a calcolare il ph?
    -come fa ad essere una buona colazione se si consumano insieme muesli e latte (che contiene calcio e quindi inibisce la fitasi)?
    – i cereali per il muesli (tipo l’avena) li devo ammollare o quelli che si vendono sono già ammollati?
    – a quanto ho capito, una temperatura calda favorisce la fitasi, ma una troppo alta (tipo la cottura) la inibisce, quindi come si risolve il problema della cottura del pane? quando si cuoce il pane la lievitazione fatta con lievito madre risulta invana (nel senso che alla fine comunque i fitati non vengono eliminati)?
    – cosa si intende per latte fermentato e germogli?
    Ti ringrazio in anticipo della risposta e di nuovo complimenti!

    • Ciao Teresa,
      nessun problema, repetita iuvant. :-)
      – acqua di ammollo: non possiamo avere un laboratorio chimico in cucina e neanche usare cartine al tornasole per ogni cosa che facciamo. Andiamo a occhio: una spruzzata di aceto nell’acqua tiepida di ammollo va più che bene. Si devono solo simulare le condizioni del terreno in cui i semi solitamente germogliano, sono condizioni molto mutevoli, mai precisissime, ma i semi germogliano lo stesso: umidità, calore, una leggera acidità.
      – un eccesso di calcio inibisce leggermente le fitasi, ma se paradossalmente uno degli scopi di attivare le fitasi è non farsi rubare il calcio, ben venga un surplus di calcio. Il discorso del post è che l’eccesso di calcio non deve esserci in tutti i pasti, in quel caso il problema sarebbe strutturale.
      – i fiocchi di cereali vengono un po’ (poco) ammollati in fase di produzione (per poi venire schiacciati). Al momento del consumo si mettono in ammollo per ammorbidirli, più ce li lasci meglio è. Io ad esempio preparo prima il muesli (in succhi, o yogurt, o latte…) e poi il resto della colazione. Passano così circa 15-20 minuti ad ammorbidirsi.
      – cottura del pane: i legami chimici dell’acido fitico vengono sciolti durante la (lunga) lievitazione, una volta che inizia la cottura quel che è fatto è fatto.
      – il latte fermentato è ad esempio lo yogurt. Ci sono in commercio molti preparati simili allo yogurt ma per la normativa vigente si possono chiamare “yogurt” solo i latti fermentati con due ben precisi bacilli (S. thermophilus e L. bulgaricus), tutti gli altri si devono chiamare “latte fermentato” anche se hanno ancora più varietà di batteri (sì, lo so, le normative sulle etichettature sono spesso comiche…).
      – per germogli intendiamo quelli che si formano dai semi con l’inizio della germinazione. Si trovano anche nei supermercati, ad esempio i germogli di soia (molto usati nei piatti orientali), più difficilmente si trovano quelli di altri legumi o cereali.

      Ciao.

  37. Salve! – Non ho letto tutti i commenti, quindi, come sopra, spero di non chiedere cose già chieste. Arrivo subito al dunque: ho iniziato, da abbastanza in effetti, a mangiare la crema Budwig a colazione. Inizialmente, mangiavo il Miam-Ô-Fruit, ma trovo la prima preparazione più soddisfacente. In questa crema, appunto, si deve mettere un cucchiaio di cereali crudi appena macinati, semi oleosi, yogurt, il succo di mezzo limone, frutta e altri ingredienti. A me piace e la digerisco come qualunque altro alimento, però da quando ho iniziato a mangiarla mi sono sempre chiesto se l’acido fitico contenuto nei semi oleosi, ma soprattutto nei cereli crudi, potesse arrecarmi danni. Tra l’altro, proprio in questi giorni, ho iniziato a mangiare una crema di riso integrale, facendo semplicemente scaldare e addensare due cucchiai di farina in una tazza di acqua. Avevo anche pensato di provare questa crema con acqua fredda per poterci mettere dentro frutta fresca senza aspettare che si raffreddi e avevo pensato anche al succo di limone. Siccome non amo cucinare a lungo, la fermentazione e la germinazione fai da te, l’ammollo, etc., avevo pensato di utilizzare l’ipotetica crema di cereali crudi nei pasti come fonte di cereali – insomma al posto della pasta, del pane, etc. – laddove abbia particolare fretta. Mi sono dato solo ai cereali privi di glutine, senza nessun problema di digestione; quelli che lo contengono – il grano più che altro – li mangio cotti, soprattutto nella pasta, nel pane, nella pizza e quando faccio alcuni dolci. Inoltre, la Kousmine consiglia proprio di mangiare i cereali crudi appena macinati; non parla di cottura, fermentazione e cose così, ma solo aggiungere la farina ottenuta in minestre di verdura, sulla verdura, etc. Secondo lei la crema che mangio la mattina e il mangiare regolarmente creme fredde di cereali crudi appena macinati potrebbe crearmi carenze imputabili all’acido fitico? Consideri che, da vegetariano, mangio molta frutta e verdura, legumi e zuppa di miso. – Grazie!

    • Ciao Fabio,
      non sono espertissimo del metodo Kousmine, ma ad occhio direi che gli eventuali, piccoli effetti dell’acido fitico sono di gran lunga superati dai pregi di un’alimentazione il più possibile naturale come quella che descrivi, dunque io sarei tranquillo. Quali fonti di calcio utilizzi?

  38. Vorrei dare il mio contributo. Esiste un metodo alternativo alla pasta madre che ha costi di gestione notevolmente inferiore, ma con risultati molto simili. Io faccio il pane in casa con la farina integrale con una lievitazione di 24 ore usando la biga. La biga è un preimpasto che va fatto la sera prima composto da farina (1/3 circa del peso totale), acqua (70% della farina) e usando quantità veramente minime di lievito di birra (0,3%). Per interderci se faccio voglio fare 1 kg di pane, la biga è composta da 300g di farina, 210g acquae 1g di lievito di birra (alle volte ne uso anche meno). Poi la mattina dopo unisco i restanti ingredienti come i 2/3 della farina, acqua, sale, olio. L’odore dell’impasto è inequivocabilmente è leggermente acido e anche l’aroma è quello tipico delle lunghe lievitazioni. Non uso manitoba perché il grande contenuto di proteine della farina integrale è capace di reggere lunghe lievitazioni. Cosa ne pensate? con questo metodo si attiva la fitasi e quindi vengono squalificati i fitati?

    • Interessante… da provare.
      Certo, con 24 ore di lievitazione e ambiente acido i fitati vengono probabilmente degradati quasi del tutto.

      Grazie.

  39. Ciao ho scoperto per caso il tuo sito e sono rimasto impressionato dalla qualità di questo articolo. Sicuramente mi invoglia a leggere tutto il resto! Anche i commenti sono stati una lettura interessante.
    Volevo farti una domanda sulla necessità di ammollare e scaldare i semi nella produzione del muesli, ovvero se fosse veramente necessario, perchè da un paio di settimane, su intuizione personale, ho iniziato a fare colazione con semi integrali crudi schiacciati nel mio “slow juicer” con aggiunta di frutta secca e mela fresca. Non ho nessun problema a digerirli e il sapore è ottimo, per cui mi chiedevo come mai non lo facessero tutti… poi Fabio nel commento dell’8 Agosto mi ha fatto conoscere la crema Budwig, e ho scoperto che la mia colazione è una versione un pò più estrema di quella (uso circa 10 cucchiai di cereali integrali misti tra cui avena, orzo monococco, grano saraceno, lino, sesamo, chia, miglio… e niente latticini o simili).
    Quindi ti faccio una domanda diversa. Tempo fa mi sono informato sulla “cottura a bassa temperatura” da me vista come un modo per mantenere intatte le proprietà dei cibi. Non sono riuscito a produrre niente di commestibile, ma il tuo accenno al fatto che le basse temperature di cottura dei legumi li rendano più “sani” mi ha fatto tornare in mente quella tecnica (che in realtà viene più che altro usata per fare arrosti). Pensi che sia una buona idea cuocere i legumi tenendo l’acqua sotto al punto di ebollizione? O magari accendendo e spegnendo il fuoco in modo che l’acqua sia sempre calda ma non troppo? Certo, intendo se si ha il tempo :-)
    E già che ci sono mi viene in mente: il sale in cottura ha qualche effetto sull’acido fitico? Mi pare che per i legumi si consigli di metterlo solo alla fine per evitare la buccia dura… E l’alga kombu?
    Grazie
    Cristian

    • Grazie e scusa il ritardo nella risposta. :-)
      Riguardo i legumi la cottura a bassa temperatura non è consigliata, in quanto alcuni degli antinutrienti che contengono (soprattutto quelli che interferscono con gli enzimi per digerirne le proteine) vengono inattivati solo con una buona cottura. Gli effetti positivi delle basse temperature a cui accennavo riguardano solo la prima parte della cottura, prima che l’acqua bolla, poichè in quella fase si attivano molte delle fitasi che degradano l’acido fitico. Al limite, se proprio si vuole, si potrebbe prolungare la parte iniziale della cottura giocando come dici con la fiamma per mantenere bassa la temperatura, ma poi i legumi andrebbero cotti comunque in abollizione, allungando i tempi già lunghi. Tieni presente che con i legumi è sempre meglio, nel dubbio, stracuocere piuttosto che lasciare al dente.
      Riguardo la cottura a bassa temperatura in genere: nonostante sembri un assurdo, studi recenti sembrano indicare che molti nutrienti “nobili” dei vegetali come vitamine ed antiossidanti soffrono di più con cotture basse e prolungate piuttosto che veloci e a più alta temperatura, ma la cosa va indagata meglio. Ad esempio molti ritengono che i legumi siano migliori se cotti con pentola a pressione piuttosto che nel vecchio coccio.
      Il sale in cottura serve solo al gusto, lo si mette come dici tu solo alla fine poiché indurisce la buccia, io ad esempio non lo metto quasi mai (con i fagioli a volte, con le lenticchie mai, con i ceci quasi mai, ma solo per motivi di gusto).
      L’alga kombu dicono ammorbidisca i legumi in cottura, non l’ho mai provata direttamente, a dire il vero.

  40. salve
    Informazioni molto utili!!!
    Vorrei sapere se esistono studi relativi alla inibizione dei fitati nella produzione di pane con lievito di birra e maturazione/lievitazione lunghe.
    Cioè rapporto tempo/ inibizione fitati.
    Grazie
    Luciano

    • Non ho ancora cercato studi sull’effetto del lievito di birra confrontato con la pasta madre, ma è probabile che se la lievitazione è comunque lunga molto acido fitico venga inattivato. La questione del lievito di birra penso sia nata dal fatto che con questo la durata della lievitazione è minore, concludendo (generalizzando) che meno fitati vengono disattivati. E’ invece probabile (ma cercherò gli studi, l’avevo già in cantiere) che a parità di tempo la quantità di fitati inattivati sia più o meno al stessa, visto che è l’ambiente acido che si crea ad attivare le fitasi presenti nella farina.
      Mettendo meno lievito di birra e lasciando lievitare per lo stesso tempo rispetto alla pasta madre, si hanno, a parità di acidità, probabilmente gli stessi risultati.

      Ciao e grazie. :-)

  41. ciao,

    hai scritto: ” se l’ammollo è fatto in acqua tiepida (40°-45°) e con ph fra 5.0 e 6.0 (leggermente acida), dal 30% fino al 100% dell’acido fitico può essere neutralizzato”.

    Già la dott. Barone che seguo assiduamente diceva dell’ammollo di almeno 6 ore dei cereali. ti chiedo:

    1.minimo 12 ore anche per pseudocereali e cereali per loro natura “molli”?
    tanto ammollo porta a delle pappette a volte :-(.

    2. 12 ore a T. costante di 40-45 ?
    come lo ottieni lasci acceso il forno tutta la notte ? lo dico perche i consumi in casa mia con 2 figli non sono irrilevanti:-(.
    puo bastare scaldare acqua controllata con termometro ? rimarra a temperatura magari 30 minuti ma posso ripetere la procedura (cambiare l’acqua) magari un altra volta o di piu in base alle tue indicazioni.
    grazie,

    • Ciao Fabrizio,
      quella è la linea teorica che viene fuori dagli studi, sono condizioni da laboratorio che stimolano al massimo l’azione delle fitasi interne dei semi perchè simulano e amplificano le condizioni che favoriscono la germinazione. Detto questo il quotidiano è un’altra cosa e non possiamo avere un laboratorio chimico in cucina, come ho scritto qualche commento fa, dunque non mi sogno nemmeno di misurare con il termometro l’acqua né tantomeno di mettere il tutto nel forno (sai che condensa si formerebbe?), ci mancherebbe… metto l’acqua tiepida misurata a naso, una spruzzata di aceto a occhio e via così. Non è bene accanirsi sui dettagli, perchè le pratiche troppo ossessive si tende ad abbandonarle presto e per sempre, mentre cucinare deve essere anche piacevole e rilassante, non fonte di stress. :-)
      Per i semi piccoli (miglio, quinoa, amaranto ma anche lenticchie ad es.) che assorbono velocemente l’acqua i tempi si accorciano molto. Ovviamente non dobbiamo arrivare allo stato “poltiglia”, ci fermiamo prima. :-)

  42. ho trovato l’articolo illuminante, mi piacerebbe avere tue indicazioni sulla vitamina b 12 nell’alimentazione vegana

  43. Salve, gradirei un Suo parere riguardo l’ammollo dei legumi e del riso integrale, esiste un modo per evitare la dispersione in acqua delle vitamine? Ho sentito che il sale e il bicarbonato potrebbero aiutare a limitare la perdita dei minerali, soprattutto il sale x quanto riguarda la frutta secca, ma si dice pure che sia il sale che il bicarbonato non andrebbero messi nell’acqua dell’ammollo dei legumi, il sale xchè indurirebbe la buccia ed il bicarbonato xchè ridurrebbe la quantità di vitamina B… Lei cosa mi consiglia? Grazie mille!

    • Dunque, le vitamine che in teoria si possono “perdere” con l’ammollo sono quelle del gruppo B e la C, cioè quelle idrosolubili. La perdita di minerali non è ingente. La perdita parziale di vitamine e minerali, con l’ammollo, è fisiologica e l’ammollo è inevitabile visto che ha più pro che contro ai fini della digeribilità finale, dunque il massimo che si può fare è calibrare bene per tentativi successivi la dose di acqua per fare in modo che a fine ammollo ne rimanga poca da gettare via. In meno acqua si disperderanno meno vitamine perchè oltre una certa concentrazione non andranno.
      Niente sale (indurisce le bucce) né bicarbonato (fa perdere ancora più vitamine B), non servono a migliorare l’ammollo, anzi.
      Dunque il consiglio finale è: poca acqua e per le vitamine confidare in frutta e verdura che ne sono ricche.

  44. Ok, grazie, allora niente sale per quanto riguarda i legumi, mentre per quanto riguarda la frutta secca lo consigli? Può servire? Del succo di limone invece cosa ne pensi? Ho letto che previene la dispersione in acqua delle vitamine B.

    Infine volevo chiederti dove è meglio fare l’ammollo, a temperatura ambiente o in frigo? Sia per quanto riguarda i legumi che per la frutta secca intendo… inoltre ho letto che pure i semi conviene metterli in ammollo per aumentare la biodisponibilità delle vitamine… è vero?

    Considerando sempre che non potrò cambiare l’acqua di ammollo, essendo che lo faccio di notte, non credo di essere l’unico ad avere questo problema, dato che di solito lo si fa sempre la notte, secondo te può andar bene anche così? Si può chiudere un occhio, a patto di sciacquare tutto bene dopo, oppure è grave non riuscire a cambiare l’acqua?

    Grazie mille per i preziosi consigli!

    • Penso non si debba fare l’ammollo a tutti i costi. Per i semi oleosi, se sono quelli che tu chiami frutta secca, come noci, mandorle eccetera no, anche per ragioni di gusto l’ammollo non lo farei.
      Sul limone, so di una possibile maggior disponibilità delle vitamine del gruppo B, più che una minore dispersione. In ogni caso limone o aceto nell’acqua di ammollo migliorano i risultati nutrizionali.
      I semi (se intendi i cereali) migliorano anch’essi con l’ammollo, sempre per lo stesso motivo: si accendono i processi di germinazione che rendono più disponibili (e digeribili) tutti i nutrienti.
      Ma no, non è necessario il frigo, anzi. Ti pare che i semi germoglino meglio in inverno? L’acqua di una nottata di ammollo a temperatura ambiente non rappresenta certo un rischio, se poi cuoci tutto.
      Ciao!

  45. Grazie di nuovo per la gentile risposta, vorrei togliermi un altro dubbio possibilmente, secondo Lei mettendo in ammollo i semi (ed anche la frutta secca, non lo sapevo nemmeno io, ma sembra che pure per quest’ultima serva) non ci irrancidiscono gli oli contenuti in essi ? (sia semi che frutta secca). Io non ho capito bene se l’irrancidimento può essere provocato solo dalla luce e dall’esposizione all’aria, oppure anche dall’immersione in acqua… dato che viene detto che è meglio farlo l’ammollo, non dovrebbe esserci nessun problema… ma vorrei esserne sicuro, soprattutto per quanto riguarda le Noci del Brasile che ho letto che se conservate in malo modo potrebbero diventare velenose… non lo so se conservandole una notte intera in acqua possa creare problemi… Lei che mi consiglia? Poi volevo chiederLe se fosse possibile effettuare l’ammollo di tutti i tipi di semi e frutta secca sempre per tutta la notte oppure qualche tipo dovrebbe stare meno tempo, ho letto che non tutto ha lo stesso tempo di ammollo, per esempio per i semi di girasole è indicato un tempo di ammollo di sole due ore, per me sarebbe più comodo mettere tutto quanto in ammollo la sera a consumare il giorno seguente, ma non so se ciò possa creare problemi a certi tipi di semi e frutta secca… secondo Lei è possibile che vadano a male o che perdano nutrienti se alcuni semi/frutta secca stiano più del necessario in ammollo?

    Infine, non credo ci siano problemi, ma vorei esserne sicuro, che Lei sappia non ci sono problemi nel mettere vari tipi diversi di frutta secca/ semi tutti nello stesso recipiente, ovviamente con abbastanza acqua e spazio, oppure sarebbe meglio dividere?

    La ringrazio di nuovo per la Sua infinita disponibilità!

    • L’ammollo non fa irrancidire i grassi dei semi, soprattutto se dura solo per poche ore. Un ammollo di una notte non da problemi per nessun seme, legume o simili. Nessun problema neanche a mescolare insieme diversi semi, e non serve neanche tenere alcuni semi di più e altri di meno. Una notte di ammollo per tutto va più che bene.
      La “velenosità” delle noci del Brasile se male conservate penso sia intesa come possibilità che ammuffiscano, sviluppando micotossine (vedi mio post).
      Comunque io i semi oleosi (noci, ecc.) non li metterei a mollo, per motivi di gusto.

      • Grazie mille per la risposta, molte gentile come sempre!
        Mi hai tolto un pensiero… allora posso stare tranquillo… :)
        Io preferisco mettere in ammollo anche la frutta secca perchè ho letto che in questo modo si assorbono meglio i nutrienti e vengono eliminate le sostanza tossiche… per il gusto a me piacciono anche così! :)

  46. PS: Ho un ultima domanda possibilmente, che Lei sappia il selenio e il fosforo contenuti nelle Noci del Brasile sono idrosolubili? Cioè se le metto in ammollo per una notte, (sempre che ciò non provochi l’irrancidimento, spero che mi contraddica), si possono disperdere nell’acqua oppure no? Dato che le ho acquistate apposta per questi due “minerali” (credo siano minerali) non vorrei poi farli disperdere nell’acqua di ammollo.

    Grazie di nuovo!

    A presto!

    • Se l’acqua non è troppa la dispersione è minima. Puoi usare pochissima acqua. Comunque, è vero che le noci del Brasile sono ricchissime di selenio, ma proprio per questo occhio ai sovradosaggi. Con una normale dieta mediterranea equilibrata è difficile avere carenze di selenio, men che meno di fosforo. Il fabbisogno di selenio va dai 50 ai 60 microgrammi al giorno, e un piatto di pasta integrale ne contiene da solo quasi 40, il resto della dieta copre abbondantemente il fabbisogno. Con le noci del Brasile lo raggiungi e superi già con una sola noce… Sopra i 200 microgrammi/die il selenio è tossico, e superati i 1000 microgrammi diventa patologico (selenite), dunque attento a non esagerare. Se le noci del Brasile le consumi solo per quel motivo, visto il costo e che vengono dall’altra parte del mondo, diventa una spesa inutile. Se ti piacciono altro discorso… :-)
      Ciao.

  47. PPS: Mi scusi, un’ultimissimo dubbio, tutti i semi (intendo girasole, zucca, sesamo, lino) e tutta la frutta secca (se conservati al buio, al fresco, al riparo dalla luce e in contenitori di vetro ben chiusi (purtroppo non ermetici) possono essere conservati tranquillamente anche a temperatura ambiente oppure sarebbe meglio conservare qualcosa in frigo?

    Grazie infinite per la pazienza! Sono pieno di dubbi! :)

    • In teoria, se conservati a temperatura ambiente, al fresco, ben chiusi e al buio dovrebbero conservarsi bene per mesi, tuttavia il rischio di contaminazioni c’è sempre, ed è meglio non rischiare. Le muffe sono il pericolo maggiore, dunque (se hai posto) il frigorifero è il posto migliore una volta aperto il pacchetto e tolti i semi dal sottovuoto o dall’atmosfera protettiva della confezione. Io ho un frigo grosso e ventilato, e li conservo in barattoli di vetro ben chiusi. Ad esempio noci, nocciole e mandorle già sgusciate che metto nel muesli del mattino le mescolo in un barattolo che tiro fuori prima di colazione e rimetto in frigo una volta finita. Anni fa conservavo il barattolo in dispensa, ma notai che tendevano ad irrancidirsi velocemente. In frigo rimangono perfette per settimane.

  48. Salve, ho acquistato diversi tipi di fiocchi per farci colazione, ma come mi comporto con quelli duri tipo quelli di riso? Finora ho usato i fiocchi d’avena (mettendoli in ammollo qualche minuto, anche se li preferisco croccanti).. ma i fiocchi di riso sono durissimi, quindi suppongo non basti un semplice ammollo.. e con i fiocchi di grano saraceno (che sono minuscoli) che devo fare? Grazie mille per la disponibilità!

    • Ciao,
      i fiocchi di riso (integrali) li lascio in ammollo per più tempo (non ho provato dalla sera prima… tempo si spappolino troppo), circa mezz’ora. Un po’ meno per il saraceno. Quando preparo la colazione li metto a mollo nel liquido (latte, yogurt, succo di frutta, latte vegetale, ecc.) prima di fare qualsiasi altra cosa, poi preparo il resto e nel frattempo si inteneriscono. L’avena ad esempio l’aggiungo all’ultimo momento perchè è tenerissima.

  49. ah! un’ altra cosa (che non c’entra nulla con l’acido fitico)… dove è meglio conservare i cereali una volta aperti? in contenitori di latta o di plastica? grazie di nuovo!

    • Guarda, io preferisco grossi barattoli di vetro con il coperchio che chiude bene. I classici barattoli porta-cereali stile Ikea o quelli bombati e giganti tipo Bormioli da un litro o più di capienza. A fine colazione i barattoli li ripongo poi in dispensa al chiuso.
      L’importante è che siano ben chiusi. Anche la plastica può andare.
      Ciao.

  50. Ciao Pades intervengo di nuovo in questa bella pagina per chiederti se secondo te l’acqua di ammollo dei cereali ( circa 12 ore) va utilizzata o buttata…..Io lo faccio soprattutto per accorciare i tempi di cottura (alla Vaccaro per intenderci) ma poi non so mai se l’acqua dell’ammollo va eliminata oppure tenuta per la bollitura……. forse l’hai già scritto ma non so dove. Grazie per condividere le tue ricerche con noi. Ciao.

    • Ti dirò, non mi sono mai posto veramente la questione, ma così a naso direi che si può certamente usare per la cottura, se l’ammollo non è superiore alle 12 ore. Personalmente quando metto in ammollo cereali e legumi tolgo sommariamente l’acqua ma non li sciacquo né li scolo e li passo direttamente in pentola, attuando così una via di mezzo. Non uso neppure una quantità di acqua eccessiva per i semi che metto a mollo, così quella che butto è alla fine veramente poca, ecco perché non ci ho mai pensato più di tanto.
      La perdita di minerali è in ogni caso veramente minima, perché anche in natura, quando il seme si idrata e inizia a germinare, ha tutto l’interesse a conservarli e non disperderli nell’acqua con cui viene a contatto, si sono evoluti in quella direzione.
      Eventuali leggere contaminazioni dell’acqua (soprattutto in estate) sono poi ampiamente neutralizzate dalla cottura.
      Ciao e grazie. :-)

  51. Ciao! In molte confezioni di legumi secchi (legumi interi e NON decorticati o perlati) c’è scritto che non serve l’ammollo. Va cmq fatto lo stesso con acqua e limone? O devo presumere che sia già stato fatto qualcosa? Inoltre mi piace frullare i legumi cotti e farne polpette da mettere in forno o rosolare in padella. Così’ non mi provocano aria e gonfiori e puzze moleste. Da cosa dipende? Dalla buccia frullata? Grazie mille!! Emy

    • A parte le aziende che magari scrivono così per far credere ai clienti che la preparazione sarà più veloce, l’ammollo si può evitare solo con i semi piccoli, e comunque metterli a bagno lo stesso male non fa. Per i legumi grandi l’ammollo è tassativo, se non sono ben idratati la cottura non darà buoni risultati.
      Per alcune zuppe miste di cereali e legumi ho visto anch’io quella dicitura, ma ho notato che usano legumi piccolissimi. In quel caso l’idratazione è più veloce e può avvenire durante la cottura.
      Riguardo i legumi frullati, sì, se li frulli scomponi più facilmente le fibre, che fermenteranno diversamente, ma confermo che l’unico modo per evitare gonfiori e disturbi è il consumo giornaliero. I batteri intestinali si abituano e i disturbi scompaiono.
      Ciao e grazie :-)

  52. Ciao e un grazie speciale per le informazioni che hai elaborato e condiviso! Sono giorni che faccio ricerche su questo argomento e che leggo articoli, ma più leggo e più sono confuso e insicuro su cosa mangiare in termini di “legumi/semi/nocciole” (scusami per i termini se non sono corretti, ma è tempo che non parlo o scrivo in italiano e sono abituato ormai con l’inglese).

    Volevo chiederti precisamente, come pensi sia un modo sicuro per consumare noci come “mandorle/nocciole/arachidi/..”, semi come “semi di girasole/semi di zucca/semi di lino/semi di sesamo..”, legumi come “fagioli/lenticchie/..”, “riso/quinoa/..” e pane comprato purtroppo in panificio senza essere sicuro di come venga preparato realmente?

    Sono molto propenso nel consumo di integrale. Ma come eseguo una preparazione ad hoc? Se non posso cucinare la pasta integrale per via di ” La pasta integrale durante la cottura non perde acido fitico, che passa poco nell’acqua di cottura, e anzi perde parte delle fitasi presenti nella semola. Non dovrebbe mai essere dunque la nostra unica fonte di cereali integrali.” come preparo tutto questo?

    Se consumo sempre noci nocciole e semi, devo metterli in ammollo per 1-2 giorni sempre?

    Ti ringrazio in anticipo e ti auguro buona giornata,

    Aleks

    • Ciao e benvenuto.
      Come dico nel post, l’acido fitico non deve essere un motivo per evitare l’integrale, anzi. Il senso del post è che gli eventuali, trascurabili effetti negativi dell’acido fitico sono di gran lunga superati dagli effetti positivi del consumo integrale, sia di cereali che di legumi e semi oleosi. Sì, la pasta integrale è quella che apporta più fitati, ma con un consumo normale (3-4 volte a settimana) non dà problemi. Se il pane è ben lievitato, i legumi vengono messi in ammollo prima della cottura e i cereali ben trattati (fiocchi della colazione prodotti con ammollo e messi ad ammorbidire 15-20 minuti prima del consumo, cereali in chicco in ammollo prima della cottura, ecc.) i fitati non danno problemi.
      Come ho già detto, sconsiglio invece l’ammollo dei semi oleosi (fra cui noci, nocciole, mandorle ecc.), soprattutto per il gusto. Inoltre, nei cereali e legumi l’ammollo ha anche un effetto idratante e ammorbidente, quelli oleosi invece non assorbono acqua a non si ammorbidiscono (in quanti ricchi appunto di grassi), rendendo di fatto inutile l’ammollo e scarsi gli effetti sui fitati.
      Per concludere, non ci facciamo troppi problemi circa i fitati: scegliamo l’integrale dove possibile, seguiamo un’alimentazione naturale e non carichiamo l’alimentazione di eccessivi calcoli e ansie. Il cibo è anche piacere e convivialità, se no si cade nell’ortoressia, che porta più danni che benefici.
      Ciao. :-)

  53. Ciao pades, ti avevo già scritto lo scorso settembre. Vorrei chiederti una cosa molto importante sulle modalità dell’ammollo: l’acqua dell’ammollo dei legumi/cereali va buttata oppure è possibile usarla nella cottura usando l’accortezza di aggiungere un po’ di succo di limone all’inizio dell’ammollo? Ti spiego: a me piace moltissimo mettere i legumi e cereali integrali in ammollo nel brodo vegetale fatto in casa perché conferisce loro un sapore strepitoso (se non l’avete mai fatto…..provate!!!). Inoltre eviterei di disperdere nutrienti importanti come proteine e vitamine rilasciate nel liquido. Quindi in definitiva: che ne pensi? Posso mantenere il brodo vegetale in faccio ammollare cereali aggiungendo del succo di limone? in tal caso riuscirei ad eliminare i fitati oppure no? Grazie infinite, buona serata :)

    • Dunque, sì, in linea di massima puoi utilizzare il brodo con cui fai l’ammollo, in quanto poi cuoci tutto. L’inattivazione dei fitati è più o meno la stessa. Unico dubbio che ho è per la stagione calda: il brodo è un terreno di coltura ideale per batteri e microrganismi vari. Se lasci una ciotola di brodo fuori all’aria in estate ti ritrovi in cucina una tale fila di batteri pronti a tuffarsi dentro che dovrai mettere i tornelli come allo stadio… E’ però interessante (tu dai sempre buone idee…) lo spunto che mi hai fatto venire in mente, cioè di cuocere i legumi in un brodo vegetale invece che in semplice acqua… da provare, il sapore migliorerà di certo. Circa l’ammollo in brodo ho qualche dubbio, ma la cottura si può provare… :-)
      Se lo scopo è poi quello di disperdere il meno possibile minerali e vitamine nel liquido di ammollo è sempre possibile fare una serie di prove e trovare una quantità di acqua tale che alla fine ne rimanga proprio poca o quasi nulla, e buttare il tutto in pentola (a questo punto nel brodo freddo) senza scolare, e quindi cuocere.
      Ciao e grazie!

  54. ciao pades grazie mille per gli spunti di riflessione :)
    Allora la necessità di non buttare il liquido di ammollo nasce dalla constatazione per cui quello è un liquido che ha un sapore intenso e caratteristico che se buttato viene perso. Siccome poi è facile supporre che lì sono migrati dei nutrimenti utili come proteine e vitamine è un delitto gettarlo nello scarico del lavandino!
    Quanto all’ammollo direttamente nel brodo (proprio ieri ho fatto così i ceci, strabuoni!!!!!!!), avrei considerazione e una domanda. Se il problema è il caldo, l’ammollo si può benissimo fare tenendo la ciotola di legumi+brodo in frigo. Quanto ai batteri, mi sovviene la seguente domanda: ma con la cuttura non dovrebbero morire tutte le forme batteriche? Inoltre vorrei specificare che ad esempio con ceci e fagioli pratico un ammollo caldo per abbattere i tempi di cottura: metto i legumi nel brodo, porto a bollore e ripeto l’operazione per 2-3 volte nel corso di una giornata. In questo modo i legumi stanno sempre al caldo, impiego molto meno tempo al momento di cuocerli prima di consumarli e, suppongo, i batteri non farebbero in tempo a formarsi. Che ne pensi?

    • I nutrienti che migrano nel liquido di ammollo sono pochi, in verità: un po’ di vitamine idrosolubili (soprattutto del gruppo B) e qualche traccia di minerali, proteine quasi nulla. L’ammollo, se il fine è l’inattvazione dei fitati, è meglio farlo a caldo che a temperature da frigo. E’ poi vero che con la cottura i batteri muoiono, il problema è anche il cambio (in peggio) del sapore e odore del brodo nel quale i batteri hanno sguazzato. Il metodo che citi per ultimo, quello degli ammolli caldi intermittenti, sembra molto meglio, anche se necessita di essere seguito da vicino.
      Comunque questa storia dell’ammollo nel brodo mi ha incuriosito, la devo provare! :-)

  55. Grazie mille Pades. Prova prova!! ovviamente visto l’utilizzo, è bene non aggiungere il sale durante la preparazione del brodo.
    Avrei ancora due domande:
    1) Spesso mi capita di mangiare i legumi al dente, morbidi fuori e più croccanti nel cuore. Va bene la consumazione oppure è opportuno che siano cotti lessati totalmente, molli come quelli già pronti venduti al supermercato?
    2) Ho notato che i legumi già pronti conservati nel tetrapak hanno un sapore molto intenso. A dirti la verità non mi dispiacciono (li usa mia sorella). La loro conservazione è data dall’aggiunta di vitamina C. Secondo te può andare bene la loro consumazione oppure quelli secchi sono superiori sotto il profilo nutrizionale e salutare?

    • Ciao,
      1) i legumi vanno cotti più che bene, devono sempre essere tenerissimi, come quelli che trovi già lessati, in scatola. Cuocerli bene è necessario per neutralizzare le sostanze antinutritive che ne impediscono la digestione delle proteine.
      2) vanno bene anche i legumi in tetrapak. Il loro relativo problema è il maggiore costo rispetto al secco ma la loro praticità rende di fatto facile il consumo di legumi anche a chi ha poco tempo, dunque valutando costi e benefici ben vengano, soprattutto se l’alternativa è non mangiare legumi. :-)

  56. caspita, invece spesso e volentieri li consumo un po’ al dente: morbidi fuori e più croccanti dentro.
    Dopo quanto mi hai detto sto pensando se mi convenga sospostarmi su quelli in tetrapack o continuare con quelli secchi, i quali (e mi riferisco a ceci e soprattutto a fagioli) per essere lessati per bene come mi suggerisci richiedono parecchio tempo di cottura, nonostante l’ammollo caldo, con notevole dispendio di gas, se chi come me li consuma pressoché quotidianamente.
    Sono un po’ combattuto.
    Avrei bisogno di un’informazione da te che sei ferrato in materia: ma l’acido ascorbico usato come additivo antiossidante nei legumi in tetrapak può essere nocivo con l’uso quotidiano di legumi in tetrapak?

    • Tranquillo, l’acido ascorbico (vitamina C) usato come antiossidante nei legumi non è sicuramente nocivo.

  57. Forse ho trovato una soluzione, anzi due.
    Preferendo il consumo di legumi secchi, considerando che ne assumo almeno una porzione al giorno, che legumi come fagioli e ceci richiedono molto tempo di cottura per essere morbidi all’interno anche avvalendosi dell’ammollo caldo, al fine di razionalizzare tempi e risorse non mi sembra un’idea malvagia se ad esempio cuocessi in una sola volta una grande grande quantità di legumi da conservare in frigo e mangiare entro 4 giorni
    oppure (forse ancora meglio) in freezer.
    Nella cottura come ormai è diventata consuetudine starei attento a regolare la quantità di acqua in modo da non buttarla mai via, aspettando il totale assorbimento/evaporazione.
    Forse è il compromesso migliore, che ne pensi?

    • Sì, direi di sì. La cottura “settimanale” è utilizzata da molti, il dosare l’acqua in modo da non dover poi buttare via nulla l’ho consigliato anch’io qua e là nei vari commenti, lo faccio sempre, soprattutto con i cereali.

  58. Ciao! Anch’io partita entusiasta per questo post, in questi giorni cercavo risposte ai dubbi sull’integrale + minerali. Sono incinta, e l’assunzione di maggiore calcio e ferro in questo periodo è una necessità. Avevo ripreso a bere latte da un po’ di tempo, alternato a yogurt, a colazione con muesli, o biscotti integrali, o fette biscottate integrali fatte con pasta madre, o brioches semi-integrali fatte da me e lievitate con pasta madre. Poi, leggendo qua e là, ho pensato di separare l’assunzione di calcio dai cibi integrali, come pure il ferro (mandorle ad esempio consumate da sole). Cosa che però mi intristiva già un po’. Leggendo il tuo post, ben più esaustivo e chiaro di tutto ciò che ho trovato finora, ho provato a consumare il muesli con succo di mirtillo diluito dopo un ammollo di 20 minuti. Be’, non mi è piaciuto, è diventato comunque una pappetta e il connubio non mi ha entusiasmato. Risultato: mi sono intristita ancora di più. Ora, alla luce anche di quel che hai scritto, penso di tornare alla colazione cui sono più affezionata: cereali crudi del muesli o lievitati a lungo hanno comunque un livello di acido fitico molto basso, e poi, come scrivi nella risposta ad un commento del 20 luglio 2014, “un eccesso di calcio inibisce leggermente le fitasi, ecc”, e con questo mi sembra di star tranquilla. Per il resto ho aumentato il consumo di legumi, sto attenta all’aggiunta di vitamina c, verdura e frutta già erano nella mia dieta. Ho aumentato leggermente il consumo di carne, per questa storia del ferro, su consiglio anche dei medici, ma consumo anche molto pesce.
    – Hai qualche consiglio in più da darmi?
    – E poi, a proposito dei legumi freschi, una domanda sulle fave (che so non mangiate, ma su cui penso tu possa rispondermi ugualmente), che si può estendere anche ai piselli. Meglio mangiate crude, cotte, al dente? Se cotte, provare comunque a fare un po’ di ammollo?
    – E non so se su questo sai e puoi dirmi qualcosa: ti risulta che il caffè, il the, e le mele (!!!) inibiscano l’assunzione di ferro, e andrebbero consumati a distanza di almeno un’ora?
    Grazie in anticipo per la tua grande disponibilità e pazienza, di cui forse approfittiamo un po’ troppo :-)

    • Mi spiace per la tristezza indotta dal povero mirtillo, ma se al muesli abbini la frutta a tocchetti il gusto del succo di mirtillo non è poi così terribile. Comunque ognuno ha i suoi gusti, ci mancherebbe. :-)
      Riguardo i consigli mi pare tu sia già molto attenta, ma sui legumi io sono della scuola “sempre ben cotti”, mai al dente, mai crudi. Da crudi hanno troppi antinutrienti che inibiscono la digestione delle proteine.
      Caffè, the e ferro: gli ossalati e i polifenoli che contengono possono limitare un po’ l’assorbimento del ferro, la mele non so chi può mettere in giro certe voci: grazie alla sua vitamina C lo aumenta, l’assorbimento.
      Ciao e complimenti e auguri per il piccolo/piccola in arrivo! Già passata la fase delle nausee e del cambio dei gusti? Quando mia moglie aspettava il nostro mi aveva sconvolto tutti i menu perché molte cose non le piacevano più…

      • Scusami se ti rispondo con ritardo, e anzi grazie per la tua celerità.
        Dunque niente fave e pecorino! Be’, io ogni tanto uno strappo alla regola lo faccio: le fave crude mi piacciono, ed anche i piselli, nelle insalate per esempio.
        Della mela ho letto non so più su quale sito, ma ricordo che non davano nessuna spiegazione al motivo per cui sequestrerebbe ferro, per cui molto più sensata e verosimile la tua spiegazione. E così posso provare anche il succo di mela per il muesli (oltre naturalmente a consumarla cruda a fine pasto), ora ne ho un mix trovato a Naturasì che mi piace molto.
        Grazie mille per gli auguri! La piccola fortunatamente non mi ha dato nessun problema fin dall’inizio, e quanto ai gusti, i primi tempi mi infastidiva il soffritto di aglio e poco altro; grazie a lei, comunque, la mia dieta è solo migliorata!

      • Benissimo!
        Riguardo la mela avevo letto su alcuni siti certe acrobatiche motivazioni riguardo i polifenoli che rallenterebbero l’assimilazione… vero in pura teoria ma è il solito errore riduzionista di vedere i singoli aspetti slegati dal contesto: magari i polifenoli di una mela rallentano l’assimilazione di qualche microgrammo di ferro (ma la vitamina C della stessa mela ne fa assorbire molti di più…) e dunque giù a vietare le mele ma anche magari mirtilli, more e uva agli anemici?… Ma come diceva Totò, “… è la somma che fa il totale” :-)

        Ovviamente altro discorso se si prendessero integratori di polifenoli a dosi da elefante insieme alle uniche fonti giornaliere di ferro, allora lì un po’ di attenzione andrebbe posta, ma le mele non hanno colpa…

      • Rieccomi! A scoppio ritardato – anche perché intanto sto testando gli aggiustamenti nell’alimentazione – sulla questione del caffè: prima ero abituata a berne una tazzina dopo pranzo (ed anche una a colazione, ma mi è meno necessaria, se si può usare questo termine) e devo dire che rinunciarvi mi costa, anche perché l’orzo che talvolta prendo al suo posto non mi dà altrettanta soddisfazione. Ora lo prendo a distanza di un’ora dal pasto, ma non sono sicura sia un tempo sufficiente. Vale la pena aspettare, o 10 minuti con un’ora sono più o meno la stessa cosa? Una tazzina di quanto incide sull’assorbimento? Non voglio essere pedante, ma dato che non sto assumendo integratori, che invece spesso vengono dati in uno “stato” come il mio, preferirei evitare carenze e il dovervi ricorrere. Ma visto che il cibo come sostieni anche tu deve essere vissuto come un piacere e non solo come una cura o prevenzione, vorrei poter trovare il miglior compromesso.

      • Ciao,
        un’ora mi sembra un buon compromesso: lo stomaco a quel punto si è già un po’ svuotato e l’assorbimento dei minerali nel duodeno-tenue è già a buon punto. Non so se sono state fatte misurazioni su quanto incida una tazzina di caffè, ma a occhio potrebbe incidere non poco vista la grande quantità di polifenoli che contiene (per i nord-americani con diete carenti di frutta e verdura il caffè è addirittura la maggior fonte alimentare di antiossidanti…). Diciamo che, visto quanto sei attenta, l’ideale sarebbe non berlo per niente, ma se proprio non resisti… un’ora va bene :-)

  59. Il congelamento lo boccio perché i legumi formano un monoblocco che impiega 2 ore per sghiacciarsi. Adesso tocca all’esperimento di cuocerli, conservarli in frigo per 4-5 lasciandoli nella loro acqua da usare poi nella preparazione dei piatti. Ad ogni modo, vorrei farti una domanda sulle proteine dei legumi. Ad esempio 100g di fagioli ne congono ben 22g di proteine. Durante la cottura quelle proteine vengono mantenute oppure se ne disperde una parte?

    • Se conservi i legumi in frigo nel loro liquido attenzione a non superare i 3-4 giorni, perché il liquido inacidisce facilmente.
      Le proteine dei legumi con la cottura non vanno perse, anzi come abbiamo già detto più la cottura è prolungata meno anti-digestivi delle proteine rimangono.
      Magari una piccola parte rimane nell’acqua di cottura (la schiuma in cottura è causata anche da proteine disperse) ma se consumi anche l’acqua…

      • Ciao.
        Qua scrivevano che l’acido fitico puo’ essere considerato una sostanza anti-tumorale.
        E a me non sembra, tutto sommato, una ipotesi cosi’ avventata.
        Visti anche gli studi piu’ recenti sull’IP6.

        http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12594974

        A questo punto, mi chiedo e ti chiedo, cosa succede se i miei fagioli secchi li cuocio senza metterli a bagno?

      • Ciao,
        non bisogna cadere nel miraggio della sostanza miracolosa isolata dagli alimenti di provenienza, però. Anche il betacarotene è un antitumorale in vitro, ma se preso in eccesso diventa addirittura sospetto di cancerogenicità, come molte altre sostanze. Dunque ben venga una certa quota alimentare di acido fitico, che aiuta anche a eliminare i metalli pesanti, ma fare di tutto per aumentarlo no.
        Se cuoci i fagioli secchi senza ammollo rimangono con la buccia durissima, un supplizio inutile. Se vogliamo aumentare la quota “sana” di acido fitico basta mangiare cereali solo integrali e semi oleosi in abbondanza, ma i legumi secchi sempre ben idratati e ben cotti, anche -ma non solo- per questioni di gusto.

  60. Grazie mille :) sisisi non penso proprio di andare oltre i 4 giorni di conservazione

  61. “A novel anticancer function of inositol hexaphosphate
    (IP6;4 also InsP6 and phytic acid) has been shown both IN VIVO
    and in vitro.”.

    Fai clic per accedere a 3778S.full.pdf

    Non solo in vitro…

    • Infatti parlavo dell’in vitro per il betacarotene. Sugli effetti in vivo dell’acido fitico ci sono anche studi sulla salute delle ossa, che “paradossalmente” migliora. Mi pareva come ti dicevo ci fossero anche studi “in vivo” sui metalli pesanti ma non ritrovo i riferimenti e dunque non te lo do per certo.

  62. salve
    il riso nero, non pretrattato, necessita di ammollo con un po’ di limone, e per quanto tempo?
    che io sappia è un riso integrale
    e l’acqua di ammollo va buttata via? l’acqua di ammollo diventa molto densa ed è ovviamente violacea, e ho il dubbio di buttar via sostanze preziose.
    grazie

    • Ciao Elisa,
      sì, stai buttando via un po’ di antocianine e altri antiossidanti, che sono uno dei pregi del riso nero (“venere” o simili, giusto?). Sì, di solito è integrale, e l’ammollo (con poco aceto o limone) può essere di 6-8 ore, ad esempio lo metti in ammollo la sera e lo cuoci il mattino o il mattino per la sera. Si può non buttare l’acqua e usarla per la cottura, o in alternativa dopo alcune prove trovare la quantità di acqua giusta in modo che alla fine dell’ammollo non ne rimanga più e venga tutta assorbita dal riso.

  63. ok grazie :)
    si, è il “venere”, e quello di una nota marca è parboiled, con tempi di cottura quindi ridotti, e non l’ho mai ammollato. Ora ne avevo preso una confezione bio di altra marca, non parboiled, e c’è scritto “riso comune integrale nero”.
    Ho cambiato alimentazione da un annetto, e sto cercando pian piano di imparare tutto :). Proverò a mettere poca acqua in modo da non buttar via sostanze preziose, è impressionante come l’acqua di ammollo del riso nero diventi densa, oltre che… nera.
    Molto interessante quello che scrivi, grazie a persone come te faccio meno fatica a imparare…
    Se posso approfittare ancora della tua disponibilità, mi farebbe comodo un breve riassuntino, se puoi dirmi se è esatto o meno:
    – i cereali piccoli e integrali come quinoa e amaranto per es vanno in ammollo con limone o aceto per poco tempo, diciamo 4 ore al massimo
    – il riso integrale per più tempo, anche una notte intera
    – i cereali decorticati (tipo grano saraceno) e semintegrali (riso) non necessitano di ammollo, giusto?
    Da più parti ho letto che qualcuno tosta il grano saraceno decorticato o anche la quinoa prima della cottura… non so perchè, e non so nemmeno se è utile farlo e quale sia l’utilità.
    Grazie ancora :)

    • Ciao Elisa,
      sì, i cereali integrali piccoli li puoi ammollare per poche ore, quelli decorticati puoi non metterli in ammollo del tutto.
      Tieni presente che in ogni caso l’ammollo è utile (per i fitati) ma non “obbligatorio” per poterli cuocere, nel senso che se non hai tempo per una volta si può anche non fare. La cottura sarà solo un po’ più lunga (e i fitati un po’ di più).
      In genere la tostatura dei semi di qualsiasi tipo ha due funzioni: genera una serie di profumi e sapori aggiuntivi per via del caramellarsi di parte degli zuccheri e degli amidi esterni (tipo reazione di Maillard) e in più evita la successiva “sfarinatura” in cottura. Facendo il risotto ad esempio la tostatura permette di avere chicchi interi e ben separati, altrimenti si sfaldano e producono una farina che incolla tutto. Per quinoa, grano saraceno, amaranto l’effetto “sfarinatura” è ancora più evidente. Attenzione a non esagerare con la tostatura: rischi di carbonizzare qualcosa e produrre più sostanze tossiche che altro.

      • Ciao!
        I cereali decorticati hanno una qualche valenza nutritiva? Io di solito li evito, pensando che abbiano la stessa qualità della farina raffinata…

      • Ciao,
        certo che ce l’hanno. I cereali decorticati vengono privati del tegumento esterno, poco commestibile. Alcuni cereali decorticati rimangono praticamente integrali o spesso semintegrali (miglio, avena, grano saraceno, ecc.).
        O magari intendi quelli “brillati” (riso bianco, orzo perlato…)?

      • Ecco, sì, forse ho fatto un po’ di confusione fra decorticato o brillato. Per esempio, l’orzo fatico a mangiarlo se non come farina, perché lo trovo di solito perlato e penso che non rimanga granché delle sue sostanze.

      • Nei negozi di alimentazione naturale trovi praticamente tutti i cereali in tutte le gradazioni di lavorazione, dall’integrale al semi-integrale al raffinato, ma anche nei reparti “bio” dei supermercati più grandi.
        Anche nei cereali brillati o perlati rimangono sostanze, se quello che cerchi sono amidi molto assimilabili :-)

      • Bene, grazie mille!

  64. ok grazie ;)

  65. ho letto che nell’orzo le fibre solubili riducono i fitati, è quindi possibile cibarsi di porzioni abbondanti di fiocchi di orzo anche in altri pasti oltre la colazione? per esempio 80g per pasto?

    • Ma sì, in teoria sì. Meglio però non farsi trascinare nel mangiare tanto di un certo alimento solo perché ha un piccolo effetto positivo, si corre il rischio di creare diete mono-cibo. 80 g di fiocchi d’orzo a pasto sono tanti, hanno un bel po’ di calorie e tolgono spazio ad altro. Le fibre solubili ci sono anche in molti altri alimenti (frutta, verdura, legumi, altri cereali…).

      • a me non sembrano molti sono solo 50g di carboidrati con poco meno di 300 calorie, io faccio palestra e bicicletta ho bisogno di una certa energia

      • Ok, se fai attività intensa ci stanno, ma 80 g a pasto (colazione, pranzo e cena), cioè 240 g in tutto, sarebbero più di 850 Kcal solo di fiocchi d’orzo, e in una dieta da 2000 Kcal ti limiterebbero un po’. :-)

  66. Giorno! Complimenti per l’articolo! ce n è spazzatura su internet…qui si legge tanta competenza! la bibliografia parla chiaro sul lavoro che ha fatto!
    Mi interessava un suo parere sulle seguenti combinazioni alimentari e in che misura il legame acido fitico/minerali agisca:
    Yogurt (naturale bio) con semi oleosi quali Lino e Sesamo (tritati), Mandorle e pezzi di frutta (quindi contenenti vitamina c) .
    e un altra combinazione:
    Insalata di verdure varie (lattuga/peperoni/cetrioli/zucchine etc..) con semi oleosi anche in questo caso Lino e Sesamo (tritati) e altra frutta secca, olio d oliva e fonte proteica varia…
    Grazie in anticipo!
    Una buona giornata!

    • Ciao,
      gli abbinamenti sono più che corretti ai fini del contenimento dell’acido fitico (grazie a vitamina C e fibre solubili).

  67. Ciao, non mi è chiara una cosa: mi riferisco ai cereali integral: se io li metto a mollo con la minore quantità di acqua e limone elimino i fitati o li inattivo? Se non sbaglio in qualche post tu consigli di riutilizzare la stessa acqua per cuocerli ma così facendo metto dentro la pentola anche i fitati. Però questo non costituisce un problema in quanto sono inattivati? Poi un’altra cosa ma il limone o l’aceto sono indispensabili? Nel caso in cui si usi la stessa acqua dell’ammollo, in certe preparazioni il gusto del limone non sta bene e inoltre a me l’abbinamento frutta acida e carboidrati provoca acidità di stomaco e reflusso. Grazie

    • Ciao, l’amollo attiva l’enzima fitasi, che inattiva l’acido fitico sciogliendo i legami molecolari con i vari metalli, liberandoli; dunque i “fitati” (sali dell’acido fitico) vengono di fatto “sciolti” e quindi in certo senso eliminati. Una volta sciolti, i legami chimici è difficile che si ricostituiscano, dunque usare o meno l’acqua di ammollo influisce poco, sicuramente non è determinante.
      Limone e aceto non sono indispensabili. Migliorano l’azione della fitasi ma puoi farne a meno.

  68. Dimenticavo ….. Per quanto riguarda l fiocchi di avena io li mangio crudi ammollati la sera prima nel latte di avena arricchito di calcio insieme all’uvetta, la mattina aggiungo un cucchiaio scarso di semi di lino macinati al momento, due noci e un cucchiaino di lecitina di soia. questo è l’unico modo in cui mi piacciono, quando li cuocio li sento insapore. Volevo sapere: 1) cosa ne pensi degli abbinamenti? 2) secondo te tra fitati, ossalati e tannini presenti in questo piatto quanto calcio riesco ad assimilare di quello contenuto nel latte di avena? La cosa mi preoccupa perche sono affetta da una grave osteoporosi, allergica alle proteine del latte e non posso fare uso di integratori per cui il mio apporto di calcio è già scarso, se poi neanche lo assorbo la cosa diventa preoccupante. Grazie infinite.

    • Premesso che in caso di problemi come le allergie alle proteine del latte o simili converrebbe sentire anche un medico nutrizionista, penso che buona parte di quel calcio lo assimili, non preoccuparti. Gli abbinamenti vanno bene e ti ricordo che ci sono acque ricche di calcio e vegetali come le crucifere che per le quote calcio sono ottimi. Puoi anche bere la bevanda all’avena arricchita lontano dai cereali, come aggiunta.
      Hai letto il mio post su calcio e osteoporosi? È lungo ma c’è una tabella pratica che ha avuto parecchio successo, comoda da consultare e usare.

      • Grazie mille, sei sempre molto gentile ed esaustivo nelle tue risposte, adesso mi è tutto molto più chiaro. Si ho letto il tuo post su calcio ed osteoporosi è fatto molto bene e anche le tabelle. In effetti io introduco il calcio principalmente con acqua calcica, verdure, legumi, mandorle, ma nonostante ciò sono ben lontano dal grammo consigliato. Per questo ho ridotto a 10 gr/die al max l’introito di proteine animali e mi tengo intorno a 0,8/1 gr per peso corporeo di proteine totali. Ho sentito che nei vegani addirittura il fabbisogno di calcio si aggira intorno a 500 mg/die .Io non riesco ad attuare una dieta vegana però spero che questa riduzione di proteine animali giovi alle mie ossa. Cosa ne pensi?

      • Sì, può andare in generale, ma ricorda che le proteine sono fondamentali anche per la salute delle ossa, e se usi una maggioranza di proteine vegetali, meno “nobili”, la quota di 1 g/die può salire a 1.5 per arrivare a tutto il pool necessario di aminoacidi, ma rischi di avere un surplus di quelli solforati (ad es. da cereali) che sono più problematici per le ossa, anche se sono vegetali. Nel tuo caso il fabbisogno “stile vegan” di 500 mg/die di calcio è troppo poco, temo. Dovresti rimediarne di più. Quello è un fabbisogno puramente ideale da situazione idilliaca di perfette salute e dieta, livelli di vitamina D perfetti, esercizio fisico adeguato, ecc.

  69. Da tempo applico varie tecniche per ridurre l’AF nei semi (pane con pasta madre, impasto per piadine con siero di latte crudo, germogli, ecc.) grazie al sito della Weston A. Price Foundation.
    Ho visto che sconsigliate l’ammollo dei semi oleosi che invece io pratico con ottimi risultati. Ma successivamente all’ammollo effettuate l’essicazione?
    Io procedo cosi: li ammollo per ca. 8 ore in acqua il doppio del loro volume con disciolti 2 cucchiai di sale a temperatura ambiente (20-25°C). Risciacquo, scolo e poi essico in forno a 65°C fino a quando sono croccanti (12-24 h) (se avete l’essicatore ancora meglio).
    Altra scoperta per il riso integrale: metterlo in ammollo 48h in ca il doppio di acqua rispetto al suo volume. Conservare un mezzo litro dell’acqua di ammollo in frigo. La volta successiva mettetelo in ammollo nell’acqua conservata a cui aggiungerete il quantitativo necessario di acqua nuova per il solito rapporto 2:1. Di nuovo conservate mezzo litro dell’acqua di ammollo che nel tempo diventerà un aceto di riso sempre piu efficace nell’eliminazione dell’AF (fino al 100%). (Fonte: http://wholehealthsource.blogspot.com/2009/04/new-way-to-soak-brown-rice.html).
    Grazie per l’articolo che contiene nuove interessanti informazioni mai lette altrove!

    • Grazie a te Francesca per il contributo. :-)

  70. Questo è “L’ ” articolo sui fitati in italiano, il migliore che ho letto.
    Complimenti.

    Posso aggiungere queste notizie che ho trovato in rete, sperando possano essere gradite:

    * Una quantità di 5-10 mg di fitati ingerita è in grado di limitare l’assunzione di ferro del 50%.

    * La degradazione da parte dello stomaco dell’acido fitico è varia dal 37 al 66%, misura proporzionale, sembra, alla quantità di vitamina D presente nel sangue.

    * In uno studio 80 mg di acido ascorbico hanno inibito l’azione di 25 mg di acido fitico.

    Ci sono inoltre utilissime tabelle che danno un’idea della quantità di fitati presenti negli alimenti e che secondo me completerebbero le già notevoli informazioni date in questo articolo (Schlemmer U. et alii).

    Si trova tutto qui: http://www.precisionnutrition.com/all-about-phytates-phytic-acid

    Un’altro sito inglese, con moltissime fonti, utile per approfondire è poi questo: http://www.westonaprice.org/health-topics/living-with-phytic-acid/

    Grazie.

    • Grazie R.,
      verifico i link che hai indicato, ottimi. Interessanti soprattutto per come è strutturata l’esposizione.

  71. Ciao ,complimenti per il tuo lavoro.., non ho letto tutte le domande,quindi spero di non farti ripetere le stesse cose; ..per quanto riguarda l’ammollo ,..nella colazione i fiocchi d’avena, il muesli, etc..vengono messi nel latte alcuni minuti , se ho capito.bene ,questo è sufficiente a eliminare in parte l’azione dei fiitati?,….scusa l’ignoranza,ma se è così, deve essere cambiato il latte, come avviene ,con l’acqua nei legumi..
    grazie per l’attenzione Ivan

    • Ciao Ivan,
      no, il liquido in cui si ammollano i fiocchi di cereali non va buttato, ci mancherebbe, sarebbe uno spreco e poco pratico. L’ammollo serve ad attivare le fitasi endogene dei semi, non a diluire i fitati nel liquido perché alla fine di acido fitico nel liquido ne finisce proprio poco. Cambiare l’acqua dei legumi è una tradizione ma potrebbe anche non essere fatto, usandola per cuocere. Se anzi si usa poca acqua (come faccio io) alla fine dell’ammollo non c’è praticamente nulla da buttare o cambiare, si versa tutto nella pentola e si cuoce. Tradizionalmente si fa anche perché l’acqua dei legumi, rimasta a “fermentare” per molte molte ore, acquista un odore non proprio piacevole, ma nel caso dell’ammollo dei fiocchi della colazione il tempo è brevissimo. Io di solito ammollo per 15 minuti. Li metto a bagno appena inizio e preparare e mentre appronto il resto (frutta a tocchetti, tè, aggiunte varie) i 15 minuti passano, e anche di più a volte.

  72. Complimenti per l’articolo, molto istruttivo

    • Grazie, Vincenzo :-)

  73. In tanti anni di ricerche ed approfondimenti personali, anche su siti notoriamente a divulgazione scientifica, non avevo mai visto un articolo così ben fatto e compresibile che contiene tutte le informazioni che ci si attende.
    Complimenti !!!!!!

    • Grazie Claudio!

  74. complimenti per il tuo blog. c’è tanta di quella confusione in giro e tanta disinformazione. Troppi siti che parlano dell’integrale con leggerezza senza riportare fonti e niente altro. Allora chi ha ragione. Proporre la farina di grano tenero integrale non è dannoso alla fine? Personalmente la penso come te e ai miei pazienti (sono un nutrizionista) propongo, almeno quando fanno un plum cake, di farlo con farina integrale. sono d’accordo con te quando dici che i nostri antenati hanno praticamente conosciuto l’integrale e basta. Secondo me sono solo allarmismi infondati

  75. Salve, e per quanto riguarda la pasta comune da supermercato? contiene acido fitico in grandi quantità, quale pasta dovremmo scegliere ( magari cambia il contenuto rispetto alla raffinazione della farina utilizzata tipo 1, 2, 0, 00… ? grazie in anticipo per la risposta.

    • Non è vero che la normale pasta secca “bianca” contiene grandi quantità di acido fitico, anzi. È prodotta con semola di grano duro, la parte interna del chicco, dunque povera di fitati. Quella integrale invece ne contiene molti di più. La farina (di grano tenero) di tipo 00, 0, 1, 2 può venire usata al massimo per la pasta fresca, e più è integrale più fitati ha.

      • Grazie mille per la risposta !

  76. Che bell’articolo!
    Volevo chiedere: in che misura gli oli di semi contengono acido fitico?
    Mi interessava conoscere soprattutto la presenza di acido fitico nell’olio di semi di lino e nell’olio di semi di zucca…

    • Grazie Christian,
      direi che ne contengono veramente poco.
      Difficile infatti trovare tabelle sul contenuto di acido fitico negli oli per due motivi: il primo è che già il fatto che gli oli rappresentino soprattutto la parte grassa dei semi li rende poveri di fitati, la seconda -di conseguenza- è che nelle varie tabelle di contenuto di acido fitico dei cibi sono così in fondo alla lista da esserne spesso esclusi.
      Vado a memoria, non prenderli come dati scientificamente ineccepibili, ma sono abbastanza certo che già gli oli “vergini” o comunque poco processati abbattono il contenuto di acido fitico del 90% (ne contengono un decimo rispetto al seme di partenza), mentre quelli altamente processati (ripuliti, raffinati, ecc.) ne hanno praticamente solo tracce.
      Sarà sicuramente così anche per gli oli che ti interessano di lino e di zucca.

      • Ciao! Mi hai risposto subito, sei proprio gentile!
        E sei anche un bravo divulgatore, competente e puntuale.
        Grazie ancora


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